Personale

L’equo compenso annulla i contratti che chiedono ai professionisti di anticipare le spese

Le amministrazioni dovranno affidare i servizi ai professionisti rispettando il principio dell’equo compenso, senza introdurre deroghe ai compensi.
Il maxiemendamento al decreto fiscale chiede anche alle Pa di garantire l’equo compenso nelle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi conferiti dopo l’entrata in vigore della legge.

Il compenso equo
Le nuove regole prevedono che il compenso è equo quando è proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro, oltre che al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale, dovendo tener conto dei parametri per i compensi previsti dai decreti ministeriali per le varie professioni. Le implicazioni per le amministrazioni pubbliche sono molto rilevanti.
Non potranno più essere sviluppati percorsi per affidamenti con previsione di gratuità delle prestazioni; quindi gli enti non avranno più margine per far leva sulle indicazioni fornite dal Consiglio di Stato, sezione V, con la sentenza n. 4614/2017 (su cui si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 5 ottobre).

Le anticipazioni di spesa
Nella predisposizione degli affidamenti, occorrerà fare molta attenzione ai contenuti dei contratti, in quanto alcune clausole, come l’anticipazione di spese a carico del professionista e la previsione di termini di pagamento superiori a 60 giorni, sono prefigurate dalla nuova normativa come vessatorie ed espressamente individuate come nulle. I riflessi operativi sono immediati, perché se un professionista (ad esempio un avvocato) evidenzia nel preventivo un valore relativo a spese che sono inerenti l’attività posta in essere per l’amministrazione (come le spese relative alla controversia), queste dovranno essere corrisposte dall’amministrazione.
La determinazione dei profili economici del rapporto costituisce un elemento di grande rilievo per le procedure di affidamento, poiché da un lato la nuova disposizione rende ineludibile la definizione di base mediante i parametri stabiliti dai decreti ministeriali, mentre dall’altro, richiedendo il rispetto dell’equo compenso, lascia spazio alla definizione nelle procedure di un limite ai ribassi che renda effettivo il principio.
In relazione all’affidamento dei servizi legali, le nuove regole sull’equo compenso impediranno che le amministrazioni definiscano di base dei compensi largamente inferiori ai parametri standard del Dm 55/2014.
Un elemento critico della nuova disciplina è rinvenibile nella limitazione della sua portata applicativa ai professionisti che esercitano attività regolamentate, non toccando invece quelli che svolgono attività non regolamentate in base alla legge 4/2013.

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