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Atenei, stretta Anac sui concorsi

Commissioni sorteggiate, con maggioranza di membri esterni. Rotazioni tra i commissari, per evitare la formazione di blocchi di potere. Più trasparenza nella selezione delle riviste scientifiche. E, ancora, indicazioni puntuali, da trasporre nei regolamenti di Ateneo, su incompatibilità, motivazione delle decisioni, programmazione del reclutamento dei docenti. I recenti scandali sui concorsi universitari hanno lasciato un segno tangibile anche dalle parti dell’Autorità anticorruzione.

L’aggiornamento 2017 del Piano nazionale anticorruzione
L’Anac di Raffaele Cantone ha, infatti, deciso di dedicare quasi metà dell’aggiornamento 2017 del Piano nazionale anticorruzione proprio agli Atenei. Compilando, di fatto, una fitta lista degli elementi che andranno recepiti nei regolamenti delle università per «prevenire episodi di corruzione, di parzialità, di conflitto di interesse». E non saranno indicazioni di principio: da settembre 2018 l’Authority inizierà a vigilare sul loro recepimento. L’obiettivo del documento - va premesso - non è quello di proporre una riforma, ma di fornire istruzioni su come prevenire, a norme vigenti, le situazioni a rischio. Tra queste, il reclutamento dei docenti tramite concorsi ha un’importanza strategica. Le indicazioni di Cantone riguardano, allora, sia l’abilitazione nazionale che il livello locale, gestito dai singoli Atenei.

Le commissioni nazionali
Sul primo fronte, il sistema delle commissioni nazionali sorteggiate è stato scelto «come il più garantista». Quindi, l’Anac non lo giudica, anche se sottolinea che «i lavori delle commissioni potrebbero essere esposti» a condizionamenti. Se qui non è possibile intervenire, bisogna invece migliorare la selezione delle riviste scientifiche, essenziali per le scelte fatte nelle materie umanistiche: «Considerato che il processo di valutazione delle riviste è potenzialmente esposto a situazioni di conflitto di interessi, l’Anvur dovrebbe selezionare sempre i gruppi di lavoro riviste attraverso call pubbliche».
È, però, sul livello locale che l’Anac dà prescrizioni più incisive. Per ridurre al minimo le pressioni, bisogna anzitutto «contenere il ricorso» alle chiamate dei docenti già in servizio nelle università: devono avere carattere eccezionale ed essere bilanciate da procedure aperte agli esterni.
Cantone chiede, poi, di intervenire sulla formazione delle commissioni. La legge, infatti, non dice nulla in materia e, in questo spazio libero, ci si muove spesso per aprire spiragli ai conflitti di interesse. Per limitarli, bisogna comporre le commissioni tramite sorteggio, pescando da elenchi di soggetti in possesso dei requisiti necessari per le commissioni nazionali. Per garantire la massima trasparenza, le commissioni di ricercatori e associati dovranno essere composte di almeno tre membri, «in maggioranza esterni». Mentre quelle per gli ordinari dovranno avere almeno cinque membri, di cui uno interno. Ancora, i commissari potranno partecipare a due procedure ogni anno: in questo modo si cerca di prevenire la formazione di blocchi di potere che controllino le procedure.
Le commissioni dovranno motivare le proprie scelte secondo valutazioni verbalizzate. E dovranno agire sulla base di criteri di valutazione fissati a monte. Per prevenire situazioni di incompatibilità, infine, i commissari dovranno sempre dichiarare «eventuali rapporti a qualsiasi titolo intercorsi» con i candidati. In modo da consentire successive verifiche.

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