Personale

I dirigenti pubblici si mobilitano per il contratto - E intanto rischio-sciopero degli infermieri

di Gianni Trovati

I dirigenti pubblici danno dieci giorni al governo per far partire il rinnovo dei loro contratti. Senza un passo in avanti significativo, spiegano, partirà una mobilitazione dei vertici amministrativi.

La rivolta dei vertici
A lanciare l’«all’armi» è stata ieri l’assemblea di Unadis, l’Unione nazionale dei dirigenti di Stato, che con un’assemblea a pochi passi da Palazzo Chigi e Camera dei deputati hanno provato a rompere il silenzio che circonda la loro partita contrattuale. Finora la macchina si è mossa per il personale non dirigente dello Stato e per militari e forze di sicurezza, che hanno già trovato l’accordo, mentre su sanità, scuola ed enti territoriali si è ancora in attesa della svolta verso la firma. Le quattro aree dirigenziali, che seguono in parallelo gli altrettanti comparti in cui è diviso il personale non dirigente, aspettano invece ancora l’avvio dei tavoli. La base di partenza dovrebbe essere intorno ai 120 euro lordi di aumento mensile sul tabellare, dopo i «risparmi cumulati» per 10 miliardi rivendicati dalla categoria negli anni del blocco: ma più che di risorse la questione è politica, con i dirigenti che provano a ritrovare una centralità persa negli anni del blocco contrattuale e di una riforma della pubblica amministrazione osteggiata da una quota consistente dei vertici amministrativi.

I numeri
In gioco ci sono 150mila persone, ma la loro distribuzione nelle aree è diseguale. Nelle «funzioni centrali» (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici) lavorano poco meno di 7mila dirigenti, 7.700 sono nella scuola e 15.300 si dividono fra regioni ed enti locali. Il grosso è invece concentrato nella sanità, dove si incontrano 110mila dirigenti medici e circa 18mila dirigenti non medici.

Infermieri in agitazione
Nella sanità, intanto, sale la tensione anche sul contratto degli infermieri: oggi si terrà l’incontro saltato ieri per un incrocio sfortunato di convocazioni, e Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto alla ministra per la Pa Marianna Madia un incontro per lunedì, mettendo in agenda anche un sit-in a Roma per il 5 febbraio. Senza risposte, il rischio è uno sciopero in grado di “bloccare” la sanità per 24 ore.

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