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No allo sciopero dei professori, va in scena il ’68 al contrario

Cinquant’anni fa erano gli studenti a far saltare gli esami (o pretendevano il «18 politico»), da quasi un anno sono i professori universitari a imitarli. Dopo una prima e clamorosa protesta lo scorso autunno quando saltò un appello - nel mirino gli scatti di stipendio penalizzanti rispetto al resto della Pa - i docenti sono pronti a replicare lo sciopero degli esami nella sessione estiva che parte a giugno. Di clamoroso c’è che a difendere la possibilità di fare gli esami ora sono gli studenti che da settimane firmano appelli (da qualche giorno anche una fotopetizione) e hanno chiesto alla Commissione di garanzia sugli scioperi - che ha autorizzato lo stop agli esami lo scorso aprile con alcune garanzie- di invitare i prof a sospendere la protesta perché visto lo stallo sul Governo difficilmente avrebbero una risposta entro le prossime settimane. «Nella situazione attuale - spiega Elisa Marchetti, coordinatrice dell’Unione degli universitari - è palese che non ci sarà una risposta dal governo nei tempi utili per sospendere lo sciopero prima che questo abbia i suoi effetti negativi sulla pelle degli studenti».

Il Movimento per la dignità della docenza universitaria - che porta avanti la battaglia dei prof che include anche una serie di rivendicazioni per il rilancio di tutto il mondo universitario - si è interrogato sull’ipotesi di sospendere la protesta. Ma di fronte all’ipotesi sia di un Governo politico M5s-Lega che di un eventuale Governo del presidente che si insedierà a sciopero avviato non ha dubbi: si sciopera lo stesso. «A meno di eventi eclatanti nei quali si deve sperare ma che sono altamente improbabili - avverte una lettera circolata in questi giorni tra i docenti - andremo allo sciopero senza esitazione». «Il Governo (quale che sia) avrà bisogno di una forte sollecitazione per muoversi e noi dobbiamo dargliela», conclude con toni da “tazebao” la lettera dei prof.

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