Personale

Spese legali del dipendente a carico del Comune se non c'è conflitto di interessi

di Giampaolo Piagnerelli

Il Comune è tenuto a risarcire le spese legali di un dipendente coinvolto in un processo penale esclusivamente se non ci sono conflitti di interessi tra le parti. Questo il significativo principio espresso dalla Cassazione con l'ordinanza n. 18256/18.

La vicenda
La Corte si è trovata alle prese con una vicenda in cui un dipendente comunale era stato imputato per i reati di falsità commesse nella registrazione nel registro cronologico di una ordinanza contingibile e urgente nella sua qualità di addetta all'ufficio protocollo del Comune. Poiché la lavoratrice era stata assolta, i giudici di merito avevano riconosciuto il dovere da parte del Comune di risarcire le spese legali sostenute dalla dipendente. Contro queste sentenze ha proposto ricorso il Comune. E la Corte gli ha dato ragione richiamando l'articolo 28 del contratto 14 settembre 2000 per i dipendenti del comparto delle regioni e autonomie locali applicabile alla fattispecie “ratione temporis”. La norma dispone che l'ente, anche a tutela dei propri diritti e interessi, ove si verifichi l'apertura di un procedimento di responsabilità civile o penale nei confronti di un suo dipendente per fatti o atti direttamente connessi all'espletamento del servizio e dell'adempimento dei compiti di ufficio, assumerà a proprio carico, a condizione che non sussista conflitto di interessi, ogni onere di difesa sin dall'apertura del procedimento, facendo assistere il dipendente da un legale di comune gradimento. In caso di condanna esecutiva per fatti commessi con dolo o colpa grave l'ente ripete dal dipendente tutti gli oneri sostenuti per la sua difesa in ogni stato e grado del giudizio. La disposizione è strutturata in modo che l'obbligo del datore di lavoro abbia a oggetto non già il rimborso al dipendente dell'onorario corrisposto a un difensore di sua fiducia, ma l'assunzione diretta degli oneri di difesa sin dall'inizio del procedimento, con la nomina di un difensore di comune accordo. L'obbligo, peraltro, è subordinato all'esistenza di ulteriori condizioni perché l'assunzione diretta della difesa del dipendente è imposta all'ente locale solo nei casi in cui, non essendo ipotizzabile un conflitto di interessi, attraverso la difesa del dipendente incolpato, il datore di lavoro pubblico agisca anche a tutela dei propri diritti e interessi.

La spiegazione
Quella fornita dai Supremi giudici è una spiegazione del tutto logica in quanto non si vede il motivo per il quale l'ente locale si dovrebbe far carico di spese legali inerenti un reato che il dipendente ha commesso contro il soggetto giuridico stesso per il quale lavora, evidenziando così un palese conflitto di interessi che preclude il rimborso anche se il processo dovesse concludersi con l'assoluzione del dipendente.

L'ordinanza della Corte di cassazione n. 18256/2018

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