Personale

Decreto Lavoro: organici in calo, fondi regionali da restituire

Sono gli aiuti di Stato di norma riconosciuti con bandi regionali cofinanziati con risorse del fondo europeo per lo sviluppo di territori particolarmente disagiati a dover essere restituiti se le imprese beneficiarie non tutelano l’occupazione nei cinque anni successivi il termine dell’investimento. Lo spiega il dossier pubblicato dall’ufficio studi di Camera e Senato.

La norma è contenuta nell’articolo 6 del decreto Dignità ( 87/2018) che ha l’obiettivo di tutelare l’occupazione nelle imprese beneficiarie di aiuti. Secondo la norma, un’impresa italiana o estera che abbia beneficiato di misure di aiuto di Stato con impatto occupazionale, che riduca i livelli occupazionali degli addetti all’unità produttiva o all’attività interessata dal beneficio nei cinque anni successivi alla data di completamento dell’investimento, decade dal beneficio in presenza di una riduzione di tali livelli superiore al 10 per cento.

La decadenza dal beneficio è in misura proporzionale alla riduzione del livello occupazionale ed è comunque totale in caso di riduzione oltre il 50 per cento.

La norma fa salve le riduzioni di personale riconducibili a giustificato motivo oggettivo. Il comma 3 dell’articolo 6 stabilisce che le disposizioni si applicano ai benefici concessi o banditi, nonché agli investimenti agevolati avviati, a partire dal 14 luglio 2018, la data di entrata in vigore del decreto.

La norma comunitaria che fissa le regole di questa tipologia di aiuti è contenuta nel regolamento Ue 1301/2013 del 17 dicembre 2013 relativo al Fesr e a disposizioni specifiche concernenti l’obiettivo “Investimenti a favore della crescita e dell’occupazione”. Si tratta di iniziative diffuse di politica economica regionale dell’Ue che hanno l’obiettivo di attrarre investimenti aziendali in determinati territori con lo scopo di risollevare l’economia locale e la relativa occupazione. Esiste una Carta degli aiuti a finalità regionale dell’Italia approvata dalla Commissione europea nel 2014 e modificata nel 2016, che individua i territori disagiati e i limiti di aiuto concedibili.

Sono diverse le iniziative a carattere regionale che consentono di utilizzare questi aiuti di Stato. Un esempio è il programma della Lombardia finanziato con il Fesr 2014-2020 che ha l’obiettivo di «investimenti in favore della crescita e dell’occupazione». In questo caso è agevolata la nascita di nuove imprese sia attraverso incentivi diretti, sia attraverso l’offerta di servizi, sia attraverso interventi di microfinanza. Ma ci sono altri programmi di investimento approvati, ad esempio, nelle regioni Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Abruzzo.

La norma fa espressamente salve le riduzioni di personale riconducibili a giustificato motivo oggettivo. Questo significa che l’impresa può ridurre l’occupazione se può dimostrare un reale motivo economico o organizzativo.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©