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Dalla Corte dei conti l’allerta sul rischio caos nella programmazione della Pa

di Michele Nico

Il documento della Corte dei Conti sull'audizione sul disegno di legge per la concretezza mostra come l'evoluzione organizzativa e funzionale della Pa sia sempre un tema in primo piano. L'esigenza di un ricambio generazionale a fronte dell'avanzata età media dei dipendenti pubblici e il fermo proposito di introdurre misure di contrasto al fenomeno dell'assenteismo sono alla base del disegno di legge che è sicuramente guardato con grande interesse dalla magistratura contabile.
I temi della proposta sono molteplici e spaziano dall'istituzione presso il Dipartimento per la funzione pubblica di un nucleo per la concretezza al contrasto all'assenteismo attraverso la previsione di una verifica biometrica dell'identità dei dipendenti in entrata e uscita dai luoghi di lavoro, alle misure per accelerare le assunzioni in modo da dotare la Pa di nuove risorse umane qualificate.
Tutte finalità importanti e condivisibili, ma che secondo i giudici rischiano di essere perseguite con misure frettolose, introdotte nell'ordinamento senza il necessario raccordo con il tessuto giuridico preesistente, già frutto di una stratificazione normativa avvenuta nel corso degli anni.

Nucleo e piano per la concretezza
La Corte osserva al riguardo che l'istituzione di un nuovo organismo (il Nucleo per la concretezza) con la previsione di un ulteriore adempimento (il Piano per la concretezza) dovrebbero essere preceduti da un'accurata ricognizione dei vari documenti programmatici e di piani già previsti dalla legislazione vigente, tra cui si annoverano – a titolo esemplificativo – la nota integrativa al bilancio, il piano della performance, il piano per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza, il piano per le azioni positive.
Le informazioni da raccogliere, organizzare e monitorare con tutti questi strumenti organizzativi potrebbero già rispondere agli scopi da perseguire con il Piano della concretezza e d'altra parte la macrostruttura della Pa non può essere sovraccaricata di adempimenti privi di una comprovata utilità per l'ente.
Oltretutto, si legge nel documento, «non appaiono ben definiti i contenuti del Piano per la concretezza, che dovrebbe contenere le azioni dirette a garantire la corretta applicazione delle disposizioni in materia di organizzazione e funzionamento delle Pubbliche amministrazioni e la conformità delle attività ai principi di imparzialità e buon andamento».

La lotta all’assenteismo
Per quanto riguarda le azioni di contrasto all'assenteismo mediante la progressiva introduzione di sistemi per l'identificazione biometrica dei dipendenti, i magistrati esprimono qualche preoccupazione non tanto in rapporto alla tutela della privacy («la tecnologia attuale in linea di massima consente di supportare l'introduzione di tali sistemi in modo da garantire la privacy dei soggetti interessati» - si veda però il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 31 ottobre), quanto piuttosto perché le misure organizzative di questo genere non bastano da sole, occorrendo riprendere in mano la riforma della dirigenza pubblica, rimasta sulla carta rispetto ai principi della legge delega 124/2015.
Per garantire la presenza in servizio dei dipendenti, scrivono i giudici, bisogna puntare a «un effettivo miglioramento della qualità dell'azione amministrativa» mediante il potenziamento delle competenze manageriali dei dirigenti «dando luogo ad un assetto organizzativo che preveda una precisa attribuzione di competenze e la verifica quotidiana delle prestazioni».

Il programma di assunzioni nella Pa
Un aspetto fondamentale (e molto atteso) del disegno di legge riguarda il programma di assunzioni nella Pa, che dovrebbe assicurare un turn over completo grazie anche alla possibilità di reclutare i nuovi ingressi nei ranghi degli enti locali, dove spesso gli organici sono ridotti al lumicino. Qui il problema sta nel fatto che la macchina amministrativa si è ormai assestata su schemi consolidati nel tempo e funziona sulla base di regole dettate da vincoli reiterati di finanza pubblica.
Sbloccare una situazione cristallizzata non è una facile impresa, per cui le Sezioni unite avvertono che «la ripresa di una politica espansiva del pubblico impiego postula un più vasto e complessivo disegno di riforma organizzativa riferito in particolare alla ridefinizione delle piante organiche, all'individuazione di un aggiornato fabbisogno di professionalità, alla riforma delle procedure di selezione ed ai requisiti per l'accesso alle diverse posizioni lavorative».
L'esigenza di elaborare un più ampio disegno di riforma si rende oltremodo necessario in ragione del fatto che con la proposta in esame il legislatore intende puntare al reclutamento di risorse umane qualificate da porre al servizio della Pa, laddove occorre prima appurare l'esistenza di posti corrispondenti negli organici delle amministrazioni interessate, spesso rimaste ancorati a una configurazione superata rispetto alle reali esigenze funzionali.
È difficile dire, insomma, se un disegno di legge con finalità così ambiziose sia davvero all'altezza della situazione, perché luci e ombre si susseguono nel corso della proposta, senza poi delineare un convincente ed efficace percorso di riforma.

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