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Patto di consultazione anti-tagli delle pensioni per i dirigenti

Per il governo si apre un nuovo fronte “caldo”: contro l’annunciato intervento di taglio delle pensioni di importo medio-alto, si mobilitano le associazioni in rappresentanza di 850mila tra dirigenti pubblici e privati, magistrati, avvocati dello Stato, diplomatici, militari e medici che hanno siglato un patto di consultazione. A Milano si terrà una manifestazione - forse già il prossimo venerdì - organizzata dall’Alleanza tra sei associazioni rappresentative delle alte professionalità, per respingere l’emendamento alla legge di Bilancio relativo a taglio dal 10 al 20% degli assegni sopra i 90mila euro annui, per la durata di un quinquennio. Taglio, che il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, giovedì al termine di un vertice a palazzo Chigi, ha detto di voler alzare dal 25 al 40% la prossima settimana, nel passaggio della manovra al Senato, in nome della lotta alle pensioni d’oro.

La platea interessata dal taglio è ampia, e più estesa degli iscritti alle associazioni, considerando che i soli dirigenti pubblici e privati sono 800mila, e che la misura - stando almeno agli annunci del governo - si applicherà a chi andrà in pensione nei prossimi cinque anni. Il presidente di Cida (150mila iscritti), Giorgio Ambrogioni non ha usato mezzi termini, bollando il nuovo intervento annunciato dal vicepremier Di Maio come un «furto ai danni di intere categorie professionali che sono o stanno per andare in pensione», che «equivarrebbe ad un invito ad espatriare, visto che si tratta di assegni pensionistici interamente coperti da contributi».

Ambrogioni fa sapere che «non tralasceremo alcuna iniziativa per contrastare questo tentativo di prevaricare intere categorie professionali che rappresentano il ceto produttivo e la classe dirigente del Paese», ricordando che questo 12% di contribuenti versa il 54% dell’Irpef complessiva, garantendo «il gettito indispensabile al mantenimento del nostro welfare».

Le associazioni hanno scritto una lettera al premier Conte, denunciando come «palesemente incostituzionale» il taglio, «violando in particolare i precisi limiti posti dalla più recente sentenza n. 173 del 2016 della Corte Costituzionale» sui principi di «eccezionalità, proporzionalità, ragionevolezza, sostenibilità, transitorietà e carattere interno (per esigenze straordinarie) al sistema previdenziale» che deve caratterizzare un eventuale prelievo sulle pensioni già erogate. La lettera è stata firmata oltre che da Cida, da altre cinque associazioni in rappresentanza di 700mila alte professionalità: Confedir (dirigenti e quadri direttivi della Pa), Forum nazionale pensionati (medici, veterinari, farmacisti, militari in pensione ed in servizio), Associazione nazionale magistrati e avvocati dello Stato in pensione, Assdiplar (diplomatici) e Diplomatici in pensione Sndmae «Siamo pronti a dar battaglia anche sul versante giudiziario per arrivare, se entrasse in vigore il taglio dell’assegno pensionistico, ad un pronunciamento della Consulta», aggiunge Ambrogioni che ricorda come negli ultimi 5 anni siano stati richiesti 2 contributi di solidarietà e dal 1995 ha contato 8 interventi per bloccare in modo totale o parziale l’indicizzazione delle pensioni al costo della vita.

«Le pensioni da 4.500 euro netti attualmente sono tra 50 e 60mila - aggiunge Ambrogioni - ma se passasse questo principio anche le pensioni sotto la soglia dei 90mila euro annui sarebbe a rischio di taglio, se servisse al governo di turno per motivi di gettito. Si tratterebbe di un grave precedente». Resta il tema dello stato di sofferenza di molti pensionati che a fatica riescono ad arrivare alla fine del mese, e a questo proposito Ambrogioni apre all’utilizzo della «leva fiscale in chiave solidaristica, purché l’intervento non sia limitato alle sole pensioni».

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