Appalti

Trasporto locale, con i fondi attuali autobus verso un’età media di 17,5 anni

di Stefano Pozzoli

Una situazione quanto mai critica, quella del settore di trasporto pubblico locale per come emerge da uno studio realizzato da Asstra, in collaborazione con la Cassa depositi e prestiti, sui fabbisogni di investimento del comparto.
Dai risultati della ricerca emerge che il settore opera con una flotta caratterizzata da un'età media elevata, ovvero di circa 12 anni, e con un parco autobus circolante in cui è nettamente prevalente l'alimentazione diesel (circa il 70% del totale), che dicono essere sensibilmente più inquinante.
È chiaro, comunque, che il rinnovo del parco autobus ha effetti evidenti sul confort per i passeggeri e sui costi di gestione, oltre che sul livello di emissioni e, dato il peso dei contributi pubblici sul totale dei ricavi, non può che passare da una scelta politica e strategica nazionale e regionale, che dia impulso e priorità al finanziamento di questo genere di investimenti.

Lo studio, in proposito, simula più scenari, il primo dei quali è allarmante. In sostanza, se verranno mantenute le risorse previste dalla legislazione vigente (poco sopra i 6 miliardi di euro, comprese le spese in infrastrutture, da qui al 2033), l'età media del parco autobus adibito al servizio di trasporto pubblico locale è destinata, nel 2033, a raggiungere il valore monstre di 17,5 anni, un dato che ci porrebbe ad avere mezzi pubblici trai più vetusti d'Europa. È chiaro che una situazione del genere è insostenibile. Da qui la proposta di più scenari alternativi per riequilibrare la situazione in un comparto che, in nessuna parte del mondo occidentale, è autosufficiente e privo di contribuzione pubblica.

Uno scenario minimale configura una strategia di semplice mantenimento, si stima, in sostanza, quale sia l'investimento necessario per mantenere una età media dei mezzi di 12 anni. Si tratta di 5 miliardi di euro in più, da qui al 2033.
Davvero, però, il Paese può porsi un obiettivo così poco ambizioso? Per arrivare a un dato ragionevole, ovvero a una età media di 7 anni, evolvendo così il parco autobus verso alimentazioni meno impattanti sul piano ambientale, il fabbisogno finanziario è di circa il doppio di quello "inerziale", ovvero di 10 miliardi. In questo modo, saremmo infatti in grado di azzerare la presenza di mezzi diesel in meno di un decennio e di avere una flotta più confortevole ed efficiente.

Lo studio si spinge anche a misurare i possibili effetti occupazionali di questa politica di investimenti, stimandoli in circa 100mila posti di lavoro in più all'anno.
Visto l'arco di tempo preso a riferimento, va anche detto che non si tratta di somme impossibili, soprattutto in un Paese che ha quanto mai bisogno di investimenti. E, aggiungiamo, che dovrebbe rivedere quanto prima la scala delle sue priorità in materia di spesa pubblica, riorientandola sempre più verso gli investimenti e attuando uno sforzo rigoroso di contenimento di quella corrente. L'auspicio, in sostanza, è che grazie alla autorità competente e a meccanismi di contribuzione che premino efficienza e innovazione, si riesca a operare nella direzione di avere una dotazione strumentale più moderna, non solo grazie al necessario sforzo finanziario statale bensì anche come risultante di una maggiore efficientizzazione del sistema delle imprese.

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