Appalti

Lotta alla corruzione, standard di trasparenza delle quotate anche per le aziende pubbliche

di Cristiana Bonaduce e Manuela Sodini

Assonime ha pubblicato recentemente il documento n. 5/2019 dedicato alla disciplina 231/2001 e politiche di contrasto dell'illegalità nell'attività d'impresa.
Il documento si articola in due parti: la prima esamina la funzione di prevenzione della disciplina della legge 231/2001 nel contesto attuale dei controlli interni all'impresa, evidenziandone le principali criticità; la seconda parte propone alcuni interventi per migliorare l'efficienza della normativa, tenendo conto della prospettiva internazionale e delle recenti evoluzioni del diritto penale dell'economia.
Il documento ambisce a fornire una risposta positiva alla domanda se si possa ancora ritenere efficace la funzione di prevenzione delineata dal «decreto 231», non senza evidenziarne i limiti sul piano degli incentivi, da qui la necessità di ristabilire l'equilibrio tra prevenzione e premialità. Come evidenzia Assonime, il primo passaggio è quello di intervenire sui modelli organizzativi e sul giudizio di idoneità degli stessi al fine di superare le criticità, che in quasi due decenni di applicazione giurisprudenziale, hanno spinto a ritenerli quasi mai inidonei ad esimere la società dalle responsabilità per i reati commessi nel suo interesse o vantaggio, generando una conseguente sfiducia verso il sistema «231/2001», nonostante gli investimenti economici ed operativi effettuati dalle società per adeguare l'organizzazione alle regole di prevenzione e di significativi miglioramenti apportati nella governance delle imprese.
Ad avviso dell'Associazione è quanto mai necessario aprire una nuova stagione di confronto tra i giudici e il sistema imprenditoriale, al fine di migliorare il raccordo tra la funzione organizzativo-preventiva del modello e l'imputazione delle responsabilità, recuperando la funzione premiale, essenziale per l'efficienza della legge, spesso disattesa in sede giudiziale.
In questo senso, Assonime propone di affidare ad un organismo privato autorevole, sull'esempio dell'Organismo Italiano di Contabilità (Oic), la raccolta delle migliori prassi, nazionali e internazionali, e la definizione dei protocolli-tipo che coadiuvino le imprese nella costruzione dei modelli e supportino il giudice nella valutazione.

Le linee guida Ocse
L'Associazione in questo documento richiama, in ambito internazionale, la guida predisposta recentemente dall'Ocse e posta in consultazione fino allo scorso 31 gennaio, dedicata in particolare alle imprese a proprietà pubblica, con lo scopo di contrastare la corruzione e promuovere l'integrità.
Le linee guida Ocse parte dalla constatazione che una fetta consistente delle maggiori aziende nel mondo è di proprietà pubblica, si tratta di società a cui vengono assegnati settori strategici, quali servizi pubblici, risorse naturali, industrie estrattive e finanza. Il verificarsi di eventi corruttivi, specialmente in queste imprese, non solo arreca un danno alla reputazione della società, ma porta a una sfiducia della collettività verso la pubblica amministrazione, con ripercussioni sugli investimenti e, quindi, sulla fornitura dei servizi all'utenza. Ciò nonostante, secondo uno studio condotto nel 2018 dall'Ocse, le società a partecipazione pubblica, rispetto alle imprese private, appaiono meno inclini a porre in essere strategie di prevenzione del rischio. Secondo le linee guida Ocse, lo Stato, nel suo ruolo di azionista, dovrebbe tenere a mente principi fondamentali, quali, in particolare: la partecipazione statale è esercitata in un mercato economico in cui tutti gli operatori operano nel rispetto delle leggi vigenti, la necessità di una chiara distinzione del ruolo dello stato come azionista rispetto ad altri ruoli che lo stesso esercita, quali la funzione normativa, quella giudiziaria o quella di definizione delle politiche, le società pubbliche non dovrebbero essere avvantaggiate dalla loro vicinanza allo stato, né, d'altro lato, essere sovraccaricate di normative e controlli rispetto alle imprese private.

Le best practice
Le linee guida proseguono affermando che per le imprese di proprietà statale, trattandosi di entità giuridiche autonome - lo Stato, nel ruolo di proprietario, dovrebbe evitare di ingerire indebitamente nelle operazioni di gestione.
La proprietà statale dovrebbe promuovere l'integrità e la prevenzione della corruzione incoraggiando le aziende a seguire un approccio basato sul rischio aderendo a best practice applicando standard elevati di trasparenza e divulgazione simili alle società quotate, impiantando un'efficace controllo interno, prevedendo misure etiche e di conformità per rilevare, prevenire, attenuare e applicare le regole sui rischi correlati alla corruzione, con la presenza di audit esterno caratterizzato dall'indipendenza a garanzia delle informazioni rese agli stakeholders sulle performance aziendali.
Lo Stato dovrebbe garantire nei board consiglieri di amministrazione competenti con il potere di sovrintendere alla gestione aziendale e in grado di agire autonomamente.
Nella prospettiva internazionale la buona governance delle imprese si afferma come lo strumento più efficiente per la prevenzione e la gestione del rischio di corruzione. Assonime sostiene che questa chiave di lettura debba essere ulteriormente rafforzata nelle imprese italiane e deve rappresentare la guida anche per un eventuale ripensamento della normativa «231», considerando anche gli strumenti di incentivo alla legalità che si affacciano nel dibattito internazionale, quali la collaborazione nelle indagini, riorganizzazioni post-factum, che permettano un'attenuazione del sistema sanzionatorio, tutelando altresì il valore della continuità aziendale come bene collettivo secondo una logica di proporzionalità e ragionevolezza della pena.

Le linee guida di Assonime

Il documento dell'Ocse

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