Appalti

Supercedola da 2,46 miliardi al Mef dalle grandi partecipate

L’Italia è entrata in recessione da fine 2018, dopo la chiusura di due trimestri consecutivi con una flessione del Pil. Eppure, nonostante gli allarmi degli associazioni imprenditoriali sulla situazione di stallo dell’economia nazionale, c’è un universo che continua a crescere e a elargire dividendi in aumento ai prorio azionisti. Sono le grandi società a partecipazione pubblica, quotate e non quotate, come Cassa depositi e prestiti (che raccoglie sotto il suo controllo Snam, Terna, il 25,76% di Eni, il 35% di Poste, Fincantieri, il 12% di Snam, Italgas), Ferrovie dello Stato, Enel (di cui lo Stato possiede il 23,6%), Eni (4,34% la quota del Mef), Enav (53,73% la quota pubblica), Poste controllata dal Mef con il 29,26 del capitale, Leonardo (partecipata al 30,2% dallo Stato).

Queste società hanno appena approvato i risultati relativi al 2018 e hanno annunciato la distribuzione dei dividendi: quest’anno al ministero dell’Economia da queste aziende arriverà una cedola complessiva da 2,46 miliardi, in aumento del 10% rispetto allo scorso anno (2,19 miliardi). Tutte le società hanno presentato risultati in miglioramento, alcune addirittura numeri record. Hanno inoltre confermato i target di crescita per il 2019 con una previsione nella gran parte dei casi di un aumento della remunerazioni per gli azionisti. In buona sostanza, della crisi che ha attanagliato il paese nelle grandi spa a controllo pubblico non c’è traccia.

La cedola maggiore arriverà, come ogni anno, dalla Cdp alla quale confluiscono anche i dividendi di molte partecipazioni pubbliche. La società guidata da Fabrizio Palermo ha annunciato un utile netto di 2,5 miliardi, in aumento del 15% rispetto all’esercizio precedente. Per il calcolo della cedola, la cui distribuzione verrà proposta in occasione dell’assemblea, va tenuto presente il fatto che lo scorso anno il Mef (azionista di Cdp con l’82,77% del capitale) e le fondazioni bancarie hanno aumentato il payout (la quota dell’utile da distribuire come dividendo) dal 59 al 61,05%: se, come probabile, la percentuale resterà immutata la cedola per il socio pubblico sarà pari a 1,265 miliardi.

Il secondo contributore per consistenza dell’assegno è l’Enel, che quest’anno riconoscerà al Mef una cedola di 671 milioni (contro 568 milioni con aumento del 18%). I numeri della società sono in costante crescita, anche se va notato che all’aumento del risultato netto (+9,5% a 4 miliardi) ha contribuito in modo consistente la riduzione degli oneri finanziari, in particolare quelli sui contratti derivati (per 1,2 miliardi). La peculiarità che in questi giorni caratterizza Enel, ma anche Poste ed Enav, è il fatto che anche le quotazioni in Borsa sono ai massimi, a livelli di prezzo che non si erano mai visti negli anni precedenti. La corsa di Enav è giustificata dalla forte crescita del traffico aereo registrato in Italia e che non ha tassi analoghi in altri paesi europei: la società ha segnato una crescita dell’utile netto del 12,7% (114 milioni) con una cedola per il Mef di 58 milioni. Ferrovie dello Stato ha annunciato numeri record, anche se in verità al miglioramento ha contribuito in modo significativo il consolidamento in bilancio di Anas. Anche perchè, come ammesso nella relazione finanziaria, la società ha risentito di un aumento dei costi per circa 200 milioni, in buona parte riconducibili al costo dell’energia elettrica per il venir meno di benefici tariffari avuti nel biennio precedente. Il risultato ante imposte è peggiore del 2017 (617 milioni contro 618 milioni del precedente esercizio); il risultato netto è migliore invece dell’1,3% (559 milioni contro 552, in virtù di minori imposte per 7 milioni). Alla luce di tutto ciò è presumibile (ma questo lo deciderà l’assemblea) che il dividendo resterà invariato attorno a 150 milioni.

Poste Italiane ha annunciato un utile netto record da 1,399 miliardi grazie anche all’effetto positivo di tasse differite per 385 milioni: il dividendo è in aumento del 5%, con una cedola riconosciuta al Mef di 168 milioni. Anche Eni ha approvato numeri in crescita nonostante la fase complessa legate alle quotazioni del petrolio: l’utile netto si attesa a 4,126 miliardi (+3%) e il dividendo per il ministero dell’Economia sale a 131 milioni. Leonardo ha approvato numeri in miglioramento, anche se l’esplosione dell’utile netto (+83% a 509 milioni) ha beneficiato del rilascio di parte del fondo stanziato a fronte delle garanzie prestate in occasione della cessione della partecipazione in Ansaldo Energia. La cedola resterà uguale a quella dello scorso anno; all’azionista pubblico andrà un assegno da 24 milioni di euro.

Per 5 di queste società l’esercizio in corso sarà cruciale: e questo perchè il board e il relativo management scadranno nella primavera 2020 proprio con l’approvazione del bilancio 2019. È altamente probabile che per allora i risultati non potranno che essere brillanti, perchè contribuiranno alla contesa per la conferma al vertice o per la nomina al vertice di qualche altra società.

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