Appalti

L'Antitrust boccia l'affidamento diretto a Poste delle tesorerie nei piccoli Comuni

di Alberto Barbiero

L'affidamento diretto dei servizi di tesoreria e di cassa a Poste italiane, previsto dalla legge di Bilancio 2019 per le pubbliche amministrazioni che operano nei piccoli Comuni, è in contrasto con i principi di libera concorrenza.
L'Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha rilevato, nell'atto di segnalazione 1574/2019, come la previsione contenuta nell'articolo 1, comma 908 della legge 145/2018 confligga con i principi dell'ordinamento eurounitario.

La disposizione della legge di bilancio
La disposizione, che si correla alla norma che consente l'affidamento derogatorio ai piccoli Comuni individuata dalla legge 158/2017, stabilisce che le amministrazioni pubbliche (classificate in base all'articolo 1, comma 2, del Dlgs 165/2001) operanti nei piccoli Comuni possono anch'esse affidare in via diretta (articolo 40, comma 1, della legge 448/1998) la gestione dei servizi di tesoreria e di cassa alla società Poste italiane Spa.
L'Agcm ha rilevato anzitutto che, in base alle disposizioni del Dlgs 267/2000 (articolo 208 e seguenti) e del Dpr 97/2003, gli enti pubblici sono tenuti ad affidare il servizio di tesoreria attraverso procedure a evidenza pubblica. Tuttavia, in deroga a questo principio generale, la legge 158/2017 (adottata al fine di promuovere e favorire il sostenibile sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale dei Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti) ha disposto che i piccoli Comuni possono affidare la gestione dei servizi di tesoreria e di cassa a Poste Italiane, nell'ambito di un regime eccezionale e derogatorio rispetto al principio generale dell'affidamento del servizio di tesoreria attraverso gara e, pertanto, soggettivamente circoscritto a questi soli enti di minori dimensioni.
Con la norma contenuta nella legge di Bilancio 2019, il legislatore ha invece previsto che anche le amministrazioni pubbliche operanti nei piccoli Comuni possano affidare in via diretta la gestione dei servizi di tesoreria e di cassa, precisando che l'affidamento del servizio potrà avvenire solo a favore della società Poste Italiane.

L'obiezione
L'Agcm rileva che l'affidamento dei servizi da parte delle pubbliche amministrazioni (compreso quello di tesoreria) deve avvenire previo espletamento di una procedura a evidenza pubblica, idonea a garantire il rispetto dei principi di parità di trattamento, non discriminazione e concorrenza, nonché il diritto di accesso di tutti i potenziali concorrenti che esercitano l'attività nel mercato.
L'affidamento in via diretta stabilito dalla disposizione della legge 145/2018 preclude il confronto competitivo tra i soggetti interessati all'offerta dei servizi, limitando il processo di contenimento dei prezzi tipico del gioco concorrenziale.
Pertanto, quest'ultima forma di affidamento può essere ammessa solo in ipotesi eccezionali, giustificate dalla presenza di particolari esigenze oggettive; ipotesi che, in quanto eccezionali, non possono essere ulteriormente e arbitrariamente ampliate.
Inoltre, l'Agcm evidenzia come la disposizione individui espressamente Poste Italiane Spa quale unico possibile beneficiario dell'affidamento in via diretta dei servizi, precisando tuttavia come la società sia un operatore privato, attivo sul territorio italiano in concorrenza con altri soggetti privati (ad esempio, istituti di credito), parimenti autorizzati a svolgere il ruolo di tesoriere per le pubbliche amministrazioni.
Peraltro, il servizio di tesoreria non rientra neanche nell'ambito del servizio universale per il quale Poste Italiane Spa è concessionaria.
Sulla base di questi elementi l'Autorità ritiene che l'articolo 1, comma 908, della legge di Bilancio 2019 sia in contrasto con i principi di libera concorrenza, in quanto impedisce il corretto svolgersi delle dinamiche concorrenziali, favorendo indebitamente un operatore privato rispetto ad altri operatori parimenti autorizzati a svolgere il servizio.

L'atto di segnalazione dell'Autorità

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