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Mediazione finale sul recupero dei rifiuti: in campo le Regioni

Soluzione in extremis sull’«end of waste», il concetto in base al quale i rifiuti cessano di essere considerati tali (con tutti gli obblighi connessi) quando sono sottoposti a un’operazione di recupero e riciclo. In Senato, l’esame del decreto sblocca cantieri ha portato a un compromesso che almeno per ora mette la parola fine a una situazione diventata critica già da diversi mesi. In sostanza, l’emendamento leghista approvato con alcune modifiche riporta alle Regioni la competenza ad emettere le autorizzazioni caso per caso agli impianti per il trattamento dei rifiuti destinati a diventare materie prime secondarie. In questo modo si supera una lunghissima impasse per le attività dell’economia circolare dovuta a una sentenza del Consiglio di stato. Quest’ultimo a febbraio 2018 aveva stabilito che le Regioni non possono dare il via libera al riciclo dei rifiuti con autorizzazione ordinaria e possono essere recuperati solo quei pochi rifiuti presenti negli antichi decreti sul recupero agevolato e quelli contemplati dai pochi regolamenti Ue e nazionali.

Ora con l’emendamento approvato al Senato, la Lega vince la sua battaglia e supera le resistenze iniziali del ministero dell’Ambiente, guidato dal grillino Sergio Costa, uno dei ministri duramente attaccati dal leader del Carroccio Matteo Salvini nei giorni più concitati dello scontro con M5S seguito alle elezioni europee.

Dal canto suo il ministro dell’Ambiente - che si dice «contento che sia stata trovata la sintesi parlamentare» -ottiene il compito di emanare, con un decreto ministeriale, le linee guida «per l’uniforme applicazione» della disposizione sul territorio nazionale, «con particolare riferimento alle verifiche sui rifiuti in ingresso nell’impianto» e ai controlli da effettuare «sugli oggetti e sulle sostanze che ne costituiscono il risultato». Inoltre il decreto ministeriale dovrà tenere «conto dei valori limite per le sostanze inquinanti e di tutti i possibili effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana». Viene poi previsto che entro un anno dall’entrata in vigore del decreto ministeriale, i titolari delle autorizzazioni che saranno nel frattempo rilasciate dovranno presentare domanda di aggiornamento ai criteri fissati dalle linee guida. Secondo Costa, queste ultime saranno pronte «entro massimo tre mesi».

Per Claudio Andrea Gemme, presidente del gruppo tecnico industria e ambiente di Confindustria, si sbloccano «le attività degli impianti già operanti e di quelli di nuova realizzazione per il recupero di materiali fondamentali come plastica, carta, vetro, metalli, ceramiche, inerti, laterizi, tessuti e molti altri».

Per Forza Italia la mediazione M5S-Lega alla fine è un intervento «annacquato, senza obbligo».

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