Appalti

Lazio, la sanità esce dalla gestione straordinaria

I tempi per la chiusura del commissariamento della sanità laziale sono «maturi», e la Regione può «finalmente tornare, nel campo della sanità, a un regime di ordinarietà». Il via libera alla chiusura del più importante commissariamento italiano arriva dalla Corte dei conti, con le parole del presidente della sezione regionale di controllo Roberto Benedetti. Ed è la premessa migliore per la riunione del 30 luglio con i ministeri vigilanti, Mef e Salute, che a questo punto dovrebbe certificare la chiusura del commissariamento avviato nel luglio 2008.

Il semaforo verde acceso dalla magistratura contabile, che ieri ha parificato il bilancio regionale, non cancella tutti i problemi, perché il debito è ancora elevato e sotto la cenere cova un largo contenzioso con i fornitori. Il passivo comunque è sceso dagli 8,08 miliardi del 2012 ai 3,5 miliardi del consuntivo 2018. Consuntivo nel quale compare tra l’altro un dato che nei conti della sanità laziale non si vedeva da 12 anni: un avanzo di cassa da quasi 25 milioni di euro, che chiude una lunga teoria di esercizi in rosso.

L’uscita dal commissariamento, se sarà confermata la settimana prossima, avrà un doppio effetto: potrà riattivare le assunzioni per coprire i vuoti che si sono determinati in anni di dieta rigida, e aprire una prospettiva di riduzione delle addizionali record che hanno fin qui puntellato i conti della regione.

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