Appalti

Sorgenia, F2i scende in campo con il fondo Asterion

F2i è pronto a muovere su Sorgenia. I tempi per il riassetto del gruppo energetico stringono – tra fine mese e inizio novembre si entra nella fase decisiva – e il fondo infrastrutturale starebbe definendo i dettagli della propria offerta, sulla quale non avrebbe comunque mosso ancora alcun passo formale. L’intervento di F2i, fino ad oggi rimasto defilato (quanto meno ufficialmente) sulla partita, potrebbe sparigliare le carte. Oltre ad alcuni private equity, risultano in lizza per Sorgenia il tandem A2A-Eph, Iren e Acea ma – è opinione diffusa - la discesa in campo del fondo lo renderebbe il favorito per svariati motivi, non foss’altro perché ciò sarebbe sinonimo di un allineamento istituzionale sul dossier. C’è chi fa notare, infatti, come su Sorgenia, oggi controllata dai principali gruppi bancari del Paese (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi e Banco Popolare), si giochi una partita più ampia, di sistema. I quattro impianti a gas del gruppo sono tra i più moderni d’Europa e saranno tra gli asset chiave per l’Italia nella transizione energetica insieme con le rinnovabili. Ecco perché riunire in un unico soggetto rilevante a livello Paese alcuni impianti verdi e un parco di cicli combinati super flessibili in grado di intervenire la sera o nelle fasi di picco della domanda di elettricità è un tema di crescente attualità. In questo contesto è nato, con un lavoro che prosegue sotto traccia da mesi, il piano di F2i per Sorgenia. Un progetto che cade peraltro in un momento particolare per la sgr guidata da Renato Ravanelli, manager caratterizzato peraltro da un lungo trascorso in A2A: le risorse del terzo fondo (3,6 miliardi) sono pressochè esaurite e un’eventuale quarta raccolta richiederebbe alcuni mesi. Ecco perché F2i – come riferito da Radiocor - si starebbe muovendo assieme al fondo Asterion Capital Partners, guidato e fondato dall’ex numero uno di Endesa Europa, Jesùs Olmos, destinato ad avere una quota di minoranza nel veicolo con cui entrare in Sorgenia. Asterion fornirebbe la componente cash nel contesto di un’offerta mista, in cui F2i metterebbe invece sul piatto due gruppi di asset rinnovabili, entrambi nel portofoglio del secondo fondo: i sette impianti eolici da 280 MW rilevati nel 2017 da Veronagest per circa 400 milioni di enterprise value e le cinque centrali a biomasse vegetali comprate un anno e mezzo fa da Enel per 335 milioni. Conferendo questi impianti, F2i conquisterebbe una maggioranza rotonda di Sorgenia mentre i capitali freschi di Asterion consentirebbero di liquidare almeno in parte le banche socie, in particolare quelle (vedi Unicredit e Mps) meno propense a restare nell'azionariato. Un aspetto, questo, particolarmente delicato e ancora oggetto di intenso lavoro. Il progetto potrebbe anche rivelarsi più ampio. Sorgenia, oltre ai cicli combinati per 3,17 GW, controlla anche il 50% della ex genco Enel Tirreno Power (tornata all'utile per 40 milioni nel 2018), a cui fanno capo altri impianti termoelettrici per 2,37 GW e idroelettrico per 75 MW: qui l’idea potrebbe essere quella di intavolare un negoziato con i francesi di Engie per rilevare l’altro 50% e incrementare così la scala del nuovo soggetto. La stessa Sorgenia, peraltro, ha avviato un piano di crescita da mezzo miliardo di euro per realizzare 500 MW di rinnovabili: investimenti importanti che, per quanto sia stato efficace il turnaround guidato dal Ceo Gianfilippo Mancini, necessitano di un socio dalle spalle forti come potrebbe essere F2i. Quest’ultimo, peraltro, ha già una posizione molto solida sulle rinnovabili visto che è il terzo operatore europeo nel solare e secondo italiano sull'eolico grazie alla joint venture con Edison.

Certo, secondo alcuni osservatori, l’investimento in un produttore di energia elettrica potrebbe essere non del tutto coerente con la mission infrastrutturale di F2i ma è anche vero che la nuova regolamentazione sul capacity market (la remunerazione prevista per gli operatori energetici che mettono la capacità produttiva a disposizione del sistema) ha caratteristiche che permettono di assimilare impianti a gas come quelli di Sorgenia a un business regolato. Al tempo stesso i clienti full digital del gruppo energetico (proiettati verso quota 350mila) potrebbero essere ceduti, magari anche a uno degli altri soggetti oggi in gara.

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