Appalti

Acea rivede al rialzo i target dopo il balzo dei margini

Acea arriva al giro di boa dei nove mesi con margini e utile in crescita e ritocca ulteriormente al rialzo la guidance 2019 sull’Ebitda, già incrementata in sede di semestrale, fissando un aumento pari o superiore al 10 per cento, mentre restano immutate le previsioni di fine anno sugli investimenti (attesi in rialzo di oltre il 10% rispetto al 2018) e sul debito (stimato in una forchetta tra 2,85 e 2,95 miliardi).

I conti resi noti ieri dalla multiutility guidata da Stefano Donnarumma registrano quindi un progresso dell’Ebitda (+12%), a 769 milioni di euro, sostenuto soprattutto del consolidamento di Gori (con un beneficio di 50 milioni a livello di Mol consolidato) e delle dinamiche tariffarie dell’idrico, un incremento dell’Ebit (+6%), a 403 milioni, e una crescita dei ricavi (+8%), a quota 2,34 miliardi. Sale anche l’utile netto che si attesta a 219 milioni (+2%), mentre gli investimenti fanno segnare un aumento del 28%, a 529 milioni, con la fetta principale (83%) destinata al business regolato (in testa l’idrico con 254 milioni).

«I risultati hanno mostrato un andamento positivo e solido», ha commentato il ceo Donnarumma che ha poi posto l’accento sul periodo «caratterizzato da diverse operazioni straordinarie di M&A, alcune delle quali in corso di definizione, che ci consentiranno di ampliare il nostro perimetro di business, consolidare il nostro posizionamento, oltre a garantirci una solida base per una futura ulteriore crescita anche in settori quali le rinnovabili, l’economia circolare e la distribuzione del gas». In conference call con gli analisti, il cfo Giuseppe Gola ha poi precisato «che entro fine anno potrebbero essere formalizzate possibili nuove acquisizioni nella distribuzione gas e nel fotovoltaico» e ha sottolineato che, rispetto al target 2019 sul debito, Acea punta a chiudere l’anno sul livello minimo del range indicato nella guidance 2,85-2,95 miliardi.

Quanto al dato di fine settembre, l’esposizione è pari a 2,96 miliardi, con uno scarto di 392 milioni sul livello del 31 dicembre 2018 (2,56 miliardi) per effetto del combinato disposto tra investimenti del periodo e dinamiche del cash flow operativo, cui si somma anche l’impatto determinato dall’applicazione dell’IFRS 16 (che impone una diversa contabilizzazione del leasing e che pesa per 60 milioni) e dal consolidamento delle nuove società rilevate dal gruppo (per 71 milioni). Nei primi nove mesi, poi, la variazione del circolante è negativa per 118 milioni per via di stagionalità e regolatori, in miglioramento di 60 milioni sullo stesso periodo del 2018.

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