Appalti

Governo in pressing sulla rete unica Tim-Open Fiber

Ilva, Alitalia. Ma anche la rete a banda larga. Le idee del governo sullo Stato azionista toccano le telecomunicazioni, con il dossier politico sull’infrastruttura unica in fibra ottica che in questi giorni continuerà a marciare. L’obiettivo è imprimere un’accelerazione alla diffusione del broadband in Italia, partendo ovviamente dal divario digitale nelle aree bianche.

Nella visione del governo - sulle tlc il dossier è coordinato dallo Sviluppo economico - la via preferenziale è un’integrazione tra la rete di Tim e quella di Open Fiber, la società mista tra Cassa depositi e prestiti ed Enel (50% ciascuna), creata all’epoca del governo Renzi. Il disegno politico prevede un elemento centrale: Cdp. La Cassa dovrebbe scambiare il suo 50% di Open Fiber con azioni Tim arrivando al 22% in Tim, Vivendi finirebbe per diluire la sua quota. Cdp, sciolte le attuali sovrapposizioni con Open Fiber, a quel punto entrerebbe nella governance di Tim. Indirettamente lo Stato eserciterebbe in questo modo un presidio pubblico sulla rete, che non verrebbe scorporata per farne un soggetto esclusivamente wholesale. Questo almeno lo scenario che si ipotizza tra chi coordina il tema a livello governativo, anche se la partita appare ancora aperta.

Le scelte dell’Enel sono considerate dall’esecutivo essenziali nella composizione del progetto. Le cautele dell’a.d. Francesco Starace sul progetto rete unica e su una cessione della quota in Open Fiber erano note, due giorni fa però le dichiarazioni del manager sono apparse anche ad esponenti politici molto più nette: per OF «abbiamo avuto molte manifestazioni di interesse, ma non abbiamo nessuna intenzione di vendere».

Open Fiber, in quanto concessionario che si è aggiudicato i bandi pubblici, è impegnata nella diffusione della rete a banda larga nelle aree bianche. Il ritardo del piano - tema distinto dai progetti sulla rete unica - potrebbe essere al centro di audizioni della commissione Trasporti e tlc della Camera che sentirà anche il soggetto attuatore Infratel. Il Sole 24 Ore del 12 novembre 2019 ha riferito, proprio sulla base di dati Infratel aggiornati al 4 novembre, di una situazione in base alla quale solo in cinque Comuni i lavori sono «terminati», cioè la rete è collaudata e operativa. Nello stesso articolo Open Fiber sottolineava una forte accelerazione in atto e rilevava che «considerare il dato dei collaudi è in qualche modo fuorviante. Non a caso abbiamo raggiunto un accordo con Infratel per poter commercializzare Comuni anche in cui non si stato completato il collaudo perché magari mancano opere di ripristino non facili in periodo invernale».

Per l’esecutivo, sostenuto su questo punto anche dall’opposizione parlamentare, velocizzare il piano aree bianche è fondamentale. Anche per lanciare poi la seconda fase del piano che si concentrerà sulle aree grigie. In questo caso sono stati accumulati forti ritardi nel processo di notifica delle misure alla Commissione Ue, anche a causa del mancato varo del nuovo Comitato governativo banda ultralarga. Il Dpcm che lo costituisce è stato ora adottato, con presidenza affidata al ministro dell’Innovazione Paola Pisano, ma va convocata la prima riunione.

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