Appalti

Il Comune non può negare il trasferimento della farmacia dal centro storico

di Amedeo Di Filippo

Il Comune non può bloccare il trasferimento dell'unica farmacia del proprio territorio nell'ambito di una politica di salvaguardia del centro storico ormai spopolato e dove vive solo il 18% della popolazione, anche se si tratta di anziani con difficoltà di movimento. Lo afferma il Consiglio di Stato con la sentenza n. 8238/2019.
Un Comune ha appellato la sentenza con cui il Tar Lazio ha annullato il diniego al trasferimento di sede proposto dall'unica farmacia comunale rivendicandone la legittimità in quanto volto a evitare lo spopolamento del centro storico, i cui abitanti avrebbero difficoltà a raggiungere il nuovo insediamento abitativo. Il Consiglio di Stato ha dovuto valutare se il Comune ha la possibilità di bloccare il trasferimento o se debba prevalere la libertà imprenditoriale del titolare della farmacia autorizzata.
I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto legittimo lo spostamento, in quanto il paventato trasferimento dell'unica sede farmaceutica in un'area più densamente popolata e più facilmente raggiungibile risponde all'aspettativa della maggior platea di potenziali consumatori, talché non comporta né un danno grave e irreparabile per il diritto alla salute dell'intera popolazione né un pregiudizio per particolari settori della medesima popolazione che il Comune non possa fronteggiare con adeguate misure organizzative e pianificatorie.

La valutazione degli interessi
La valutazione del Consiglio di stato si è fondata su un dato di contesto determinante per motivare il rigetto dell'appello, cioè che si tratta di un centro storico ormai spopolato dove vive solo il 18% della popolazione. Nella valutazione degli interessi pubblici e privati, il Comune deve tenere in debita considerazione non solo quello alla libera concorrenza, ma anche quello all'approvvigionamento del servizio farmaceutico della maggioranza della popolazione comunale, ossia quell'82% che vive al di fuori del centro storico.
Per i giudici non è possibile valorizzare la circostanza che il segmento di popolazione che vive nel centro storico è formato soprattutto da anziani con difficoltà di movimento, che quindi verrebbero privati di questo servizio, né che nell'area sono ubicati tutti gli studi medici. E questo perché il Comune può ben intervenire nell'ambito della pianificazione degli usi urbanistici ed edilizi del territorio a tutela del diritto alla salute, ad esempio allestendo o concordando o consentendo forme volte a favorire l'accesso al servizio farmaceutico da parte della popolazione del centro storico che presenta maggiori difficoltà di movimento o anche mediante l'attivazione della procedura per istituire una nuova sede.

La sentenza del Consiglio di Stato n. 8238/2019

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