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Distribuzione gas: settore in allarme sulle nuove tariffe

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Il settore gas in allarme dopo la delibera, appena pubblicata dall’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera), che regola le tariffe per le attività di distribuzione e misura gas per il periodo 2020-2025. Due i nodi più critici che, peraltro, all’indomani della decisione, hanno provocato parecchi scossoni in Borsa sui titoli dei principali operatori (da Italgas a Hera, da A2A a Iren): la riduzione dei costi operativi (gli opex) riconosciuti alle imprese grandi/media densità è di 6,95 euro per punto di riconsegna e il fattore di efficienza (X-factor) pari a 6,59% inizialmente assegnato ai grandi operatori (più di 300mila contatori serviti) è stato corretto a 3,53% il 30 dicembre scorso dall’Arera (inversione tra l’X-factor dei grandi e quello dei piccoli operatori).

Il comparto, dunque, è corso ai ripari. L’Anigas, che rappresenta larga parte della filiera del gas, sta lavorando a una segnalazione da inviare all’Arera che, da un lato, conterrà una stima dell’impatto sul sistema, ma che, dall’altro, si prefigge di fornire qualche spunto di riflessione per una revisione della misura, come spiega al Sole 24 Ore il direttore generale dell’associzione, Marta Bucci. Va detto che l’Anigas condivide il principio di fondo che ha ispirato la revisione tariffaria dell’Arera, vale a dire la volontà di efficientare ulteriormente un settore che conta circa 215 operatori ed è molto concentrato (le prime dieci aziende controllano l’80% del mercato). Ma l’associazione è rimasta spiazzata dalle modalità di attuazione dell'Authority perché, fa capire il dg dell’Anigas, nel documento messo in consultazione dall'Arera non era chiaro come poi l’obiettivo sarebbe stato tradotto concretamente. Tant’è che a Piazza Affari le quotate hanno pagato, e non poco, l’effetto del drastico taglio degli opex. Senza contare che a questo fa da contraltare anche un innalzamento altrettanto drastico del coefficiente di efficienza. Ed è proprio su tali aspetti che si sta concentrando la ricognizione di Anigas: l’associazione punta a valutare quanto peserà la revisione sui conti delle aziende e soprattutto quanto la misura sia coerente e sostenibile. Perché il rischio, va da sé, è che per sostenere le richieste dell’Authority, in assenza di correttivi, le aziende siano costrette a ridurre gli investimenti a detrimento della qualità dei servizi offerti e della sicurezza della rete. Aspetti, questi ultimi, cruciali in un paese come l’Italia in cui il vettore gas, a giudicare anche dai piani energetici futuri, rimarrà comunque cruciale.

Sulla delibera è intervenuta poi anche Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas. L’associazione ha scritto una lettera all’Autorità per segnalare gli effetti pesanti degli interventi regolatori e per chiedere un incontro urgente «al fine di condurre ogni opportuno approfondimento per una riconsiderazione della misura in questione che consenta agli operatori coinvolti di poter garantire l’erogazione del servizio nel rispetto delle imprescindibili condizioni di qualità, efficienza ed economicità». Nella missiva Utilitalia lamenta «riduzioni nette ed imprevedibili del livello di costi operativi» che «metteranno in forte difficoltà molti operatori». Questa riduzione, osserva, «del tutto inattesa nell’intensità con cui è stata adottata» comporta «un riconoscimento inferiore ai costi effettivamente sostenuti per il servizio e indurrà ulteriori e crescenti ricorsi alle esternalizzazioni» mettendo a rischio la qualità del servizio e i livelli occupazionali del settore.

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