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Viadotti, Abruzzo pronto a bloccare i tir

Non si sblocca la viabilità in Abruzzo a nord di Pescara: ci vorrà almeno una settimana per riaprire ai mezzi pesanti, sia pure con limitazioni, il viadotto Cerrano dell’A14, che oggi fa riversare il traffico sulla statale 16 tra Montesilvano e Pineto. Con code e inquinamento che ieri hanno indotto il presidente della Regione, Marco Marsilio, a minacciare la chiusura dell'intera zona ai mezzi pesanti. Intanto a Roma salta per la quinta volta l’udienza preliminare del primo processo su crolli e lavori fatti male sulla rete di Autostrade per l’Italia (Aspi).

La minaccia del governatore

Marsilio ha detto: «Se non si trova una soluzione, saremo pronti anche a bloccare l’ingresso dei tir in Abruzzo, consapevoli del disastro economico e sociale che tutto questo comporterà». La ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha risposto con una lettera che illustra l’avanzamento di controlli e progetti e aggiunge che saranno valutate « tutte le ulteriori iniziative di adeguamento rivolte a superare gli attuali limiti infrastrutturali».
Per il Codice della strada, un blocco può essere deciso da gestori delle strade, ministero delle Infrastrutture (Mit), Prefetture e Comuni. Le parole del governatore sono comunque un segnale politico, dopo mesi i cui i disagi sui 150 chilometri di A14 tra Porto sant’Elpidio e Vasto Nord (per sequestri e lavori su viadotti a rischio e limitazioni di velocità e sorpassi in gallerie fuori norma) avevano già reso difficile viaggiare. Le autorità locali avevano tenuto un profilo complessivamente basso: si sperava che l’aumento delle code sarebbe stato limitato alle feste. Invece la chiusura del viadotto Cerrano ai mezzi oltre 3,5 tonnellate disposta il mese scorso prolunga la crisi.

Il viadotto Cerrano

La chiusura del Cerrano è stata prescritta dagli ispettori Mit per sospette carenze antisismiche nelle cerniere dell’impalcato e una frana complessa che preme sui piloni. All’incontro di ieri al Mit, Aspi ha portato i primi risultati dei controlli sulle cerniere effettuati in settimana dall’Istituto Italiano della Saldatura. Lunedì il dossier dovrebbe essere completo e, se tutto andrà bene, da martedì potrebbe esserci una riapertura ai pesanti.
Ma potrebbe essere un ok limitato a un certo peso e comunque sarà condizionato a una distanza minima tra i mezzi pesanti (difficile da far rispettare ma sufficiente a sollevare Aspi e Mit da responsabilità).
Resta il problema-frana, che impatta meno sul traffico. Richiede un piano di emergenza nel caso in cui la frana creasse pericoli rilevati da sensori da mettere sulle fondazioni (non quelli già piazzati da Aspi). Va anche accertato lo stato delle fondazioni su cui la frana preme (non basta considerare quelle dell’impalcato e il fatto che non si registrano movimenti della frana, su cui Aspi ha a lungo insistito).

L’inquinamento

Intanto negli abitati attraversati dalla statale 16 sono stati superati i limiti di legge sulla concentrazione di inquinanti nell’aria. Lo ha rilevato la centralina fissa di montesilvano dell’Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta). Oggi al Comune di Silvi si svolge una riunione con Regione, Arta, Asl e sindaci. Si parla di installare anche centraline mobili nei punti cruciali. Due senatori di Forza Italia, Nazario Pagano e Alessandra Gallone, hanno presentato un’interrogazione.

Le barriere e il rischio neve

Nella riunione al Mit si è parlato anche delle barriere da sostituire sugli altri viadotti; mercoledì il Tribunale di Avellino ha bocciato la richiesta di dissequestro presentata da Aspi, che contava di far scorrere il traffico su due corsie sia pur ristrette. Il no è dovuto alle obiezioni degli ispettori Mit sulla capacità di contenimento delle barriere temporanee che Aspi vorrebbe utilizzare. Ora la società ne cercherà di più performanti. Ma anche con queste non sarà possibile riguadagnare due corsie ovunque. Sarà però possibile far passare gli spazzaneve, mentre oggi in caso di neve l’autostrada va chiusa.

Il processo

Anche ieri è saltato l’inizio dell’udienza preliminare contro dipendenti Aspi e Pavimental e un’impresa con legami di camorra che lo scorso decennio ha eseguito lavori in autostrada, anche con crolli. Agli atti, intercettazioni con gli stessi protagonisti di quelle sul crollo del Ponte Morandi. È il quinto rinvio, dal 6 dicembre 2018. E si affaccia il rischio prescrizione.

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