Appalti

A2A supera le attese sui margini - I soci alla svolta sulla governance

A2A chiude il 2019 con un margine operativo lordo di 1,23 miliardi, stabile rispetto al 2018 e sopra la guidance di 1,2 miliardi indicata a novembre mentre tiene banco la partita sulle nomine dei suoi vertici. I grandi soci, i Comuni di Milano e di Brescia, sembrano orientati verso una scelta di discontinuità e, di conseguenza, il tandem Patuano-Mazzoncini, secondo diversi osservatori, risulterebbe oggi in pole position.

In ogni caso il termine per la presentazione delle candidature ai bandi pubblici indetti dalle due amministrazioni per il board della controllata scade venerdì e nella partita, causa anche l'accavallarsi di eventi e impegni legati al Coronavirus, ulteriori colpi di scena non sono da escludere.

I dati preliminari approvati ieri dal cda, sottolinea il ceo Valerio Camerano, «confermano la solidità e le prospettive di quest’azienda, visto che tutte le filiere hanno mostrato dinamiche di crescita, compresa la generazione, nonostante un mese di dicembre tra i più caldi della storia». La multiutility, continua il manager, «ha recuperato integralmente, a livello di margini, il minor contributo di circa 100 milioni derivanti da incentivi e titoli ambientali, chiudendo sui livelli record del 2018». In parallelo, l’anno scorso, gli investimenti sono saliti del 25% a 627 milioni e la posizione finanziaria netta si è attestata a 3,15 miliardi con un rapporto sull’Ebitda pari a 2,6 volte (erano 2,5 volte a fine 2018). Lo scorso novembre, va ricordato, la società aveva anche stimato per il 2019 un utile netto di 330 milioni: numero che potrà essere verosimilmente confermato (se non superato) insieme con il target per il dividendo (7,75 centesimi) il prossimo 19 marzo, quando il board approverà il bilancio 2019 e il nuovo piano industriale al 2024.

Anche il presidente Giovanni Valotti ha ricordato come il 2019 sia stato «un anno particolarmente importante per il consolidamento delle partnership territoriali avviate negli anni precedenti e ha posto le basi per un ulteriore sviluppo del gruppo A2A sul modello della multiutility dei territori, che consente di generare valore non solo per i soci pubblici ma per tutti gli stakeholder». Del resto, in queste settimane, la società è impegnata a lavorare su due alleanze territoriali di rilievo: una in Brianza con Aeb e un’altra con Agsm Verona e Aim Vicenza, dove A2A si candida al ruolo di partner industriale. Entrambi i dossier sono ben avviati (in particolare il primo) ma sicuramente richiederanno un intenso lavoro, a 360 gradi, nei prossimi mesi.

L’ultima coda delle trattative, tuttavia, se le indiscrezioni delle ultime ore venissero confermate, potrebbe non essere condotta da Valotti e Camerano, rispettivamente presidente e ad da sei anni (e due mandati), bensì da un nuovo management. Dal 2014 a oggi i due manager hanno contribuito in misura rilevante alla crescita della società in termini di performance e di investimenti, stringendo diverse joint venture territoriali (che ormai coprono tutta la Lombardia) e rimodulando la mission aziendale in termini di sostenibilità, ma i sindaci di Milano e di Brescia, Giuseppe Sala ed Emilio Del Bono, avrebbero deciso per una mossa all'insegna della discontinuità. Sulla partita delle nomine di A2A, va detto, nelle ultime settimane si sono moltiplicate voci, nomi, e indiscrezioni, spesso infondate, e la prudenza è dunque d'obbligo. Tuttavia nelle ultime ore avrebbe preso piede un ticket di peso formato da Marco Patuano (ex numero uno di Telecom Italia e di Edizione, holding della famiglia Benetton) per la presidenza e Renato Mazzoncini, già numero uno di Ferrovie dello Stato con il Governo Renzi e Gentiloni, per il ruolo di Ceo. Quest’anno, per la logica dell’alternanza, toccava a Milano indicare il presidente di A2A (fra tre anni toccherà a Brescia) mentre l’ad è per statuto una scelta condivisa. Per venerdì, Coronavirus permettendo, è previsto un incontro tra il sindaco di Milano Sala e l’attuale management di A2A.

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