Appalti

Utili Acea verso i 300 milioni «La cedola può salire ancora»

Acea arriva al test dei conti 2019 con margini e utile in aumento, promette una cedola più ricca del 10% (78 centesimi per azione) e stima, con un occhio ai target 2020, un ulteriore progresso per l’ebitda, atteso in rialzo tra il 6% e l’8% sul 2019, in linea con la crescita dettata dal piano industriale, mentre gli investimenti rimarranno sui livelli 2019 e il debito, a fine anno, si attesterà tra 3,45 e 3,55 miliardi.

I numeri
I numeri resi noti ieri dal gruppo guidato da Stefano Donnarumma segnalano
quindi un incremento dell’ebitda (+12%) a 1,04 miliardi, sostenuto soprattutto dall’idrico per effetto della variazione del perimetro di consolidamento (con un beneficio complessivo di 70 milioni) e delle dinamiche tariffarie, una crescita dell’ebit (+8%), a 518 milioni, e un aumento dei ricavi (+5%), a quota 3,18 miliardi. Avanza anche l’utile netto che è pari a 284 milioni (+5%), mentre gli investimenti fanno registrare un progresso del 26%, a 793 milioni, con la fetta più consistente dedicata al business regolato (oltre l’80%).
«Anche per il 2019 il gruppo chiude un esercizio di cui si può essere soddisfatti», ha commentato Donnarumma per poi porre l’accento «sui risultati consolidati positivi e in ulteriore crescita rispetto ai 12 mesi precedenti», che hanno consentito alla multiutility capitolina «di superare anche la migliore guidance comunicata al mercato». Una performance che, ha aggiunto il top manager, «si inserisce a pieno titolo in un percorso di crescita costante registrato negli ultimi tre anni», nel corso dei quali «sono stati raggiunti importanti traguardi sia finanziari, con i risultati migliori di sempre e la crescita costante della capitalizzazione, sia di business caratterizzati dall’ampliamento del perimetro e del mix industriale sia per via organica che grazie ad acquisizioni nei settori gas, ambiente e fotovoltaico».

L'ultimo triennio
Nell’ultimo triennio, infatti, tutti gli indicatori economico-finanziari di Acea hanno mostrato un significativo passo in avanti, con l’ebitda cresciuto del 24% (rispetto agli 840 milioni del 2017) e l’utile netto che è passato, in tre anni, da 181 milioni ai 284 milioni comunicati ieri, mentre gli investimenti hanno toccato quota 2 miliardi dal 2017 al 2019, in linea con la strategia voluta dall’ad Donnarumma fin dal suo arrivo al timone del gruppo e imperniata su un mix di efficientamento e contestuale rafforzamento della macchina, oltre che di solida struttura finanziaria (con il rapporto debito/ebitda rimasto stabile al 2,9x nei tre anni). Una direzione chiara, dunque, che il mercato ha mostrato di apprezzare arrivando a premiare il titolo in Borsa con una crescita del 39% negli ultimi tre anni (nel 2019 ha sfiorato il 54%, fino ai massimi storici).
Tornando ai numeri approvati ieri, l’esposizione a fine 2019 è pari a 3,06 miliardi, con uno scarto di 495 milioni sul dato al 31 dicembre 2018 (2,56 miliardi) per via degli investimenti del periodo e delle dinamiche del flusso di cassa operativo, ai quali si somma anche l’impatto determinato dall’applicazione dell’Ifrs 16 (che impone una diversa disciplina contabile per il leasing e che incide per 64 milioni).
In conference call con gli analisti, il ceo Donnarumma, affiancato dal cfo Giuseppe Gola, si è soffermato sull’emergenza coronavirus per ribadire che «è impensabile dire che non crea criticità», ma per l’azienda, con il 50% dei dipendenti in smart working, «a oggi non prevediamo un impatto importante». Il numero uno è poi tornato anche sulla cedola: «Sono convinto che, com’era nelle previsioni di piano, 0,75 euro di dividendi minimo era il punto di partenza, abbiamo potuto fare meglio perché la struttura di risultati ce lo consente e siamo convinti che potremmo riuscire a fare meglio se non ci saranno eventi che non possiamo prevedere». Quanto al percorso di M&A (fusioni e acquisizioni), «continuerà in due direzioni - ha detto l’ad -: nel fotovoltaico e poi ci sono i dossier di interesse nel mondo del trattamento rifiuti».

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