Appalti

Coronavirus/8 - Hera e Iren dicono sì alla cedola: «Pronti ad affrontare il virus»

Hera e Iren chiudono la stagione dei bilanci delle grandi multiutility italiane con numeri solidi e dimostrano fiducia sul possibile impatto del Coronavirus. La multiutility bolognese ha archiviato il 2019 con un fatturato di 7,44 miliardi (+12,3%), un margine operativo lordo di 1,085 miliardi (+5,2%) e un utile netto di 402 milioni, in crescita del 35,5%. La posizione finanziaria netta adjusted è di 2,69 miliardi con un rapporto rispetto al Mol pari a 2,48 volte al netto dell’operazione con Ascopiave, ovvero la maxi joint venture nel Triveneto firmata a dicembre con cui Hera ha rilevato il controllo di oltre 700mila clienti energy. Computando questa operazione il rapporto Mol/posizione finanziaria netta si attesta invece a quota 3,02.

Il board di Hera ha anche proposto una cedola pari a 10 centesimi per azione in linea con il piano industriale. «Nel 2019 sono stati raggiunti in anticipo due fondamentali target strategici del piano al 2022 industriale al 2022: abbiamo superato quota 3 milioni di clienti (arrivando a 3,3 milioni) e realizzato l’ampliamento impiantistico nei trattamenti dei rifiuti», ha sottolineato il presidente esecutivo Tomaso Tommasi di Vignano. L'ad Stefano Venier ha sottolineato che il gruppo ha «solide basi» per affrontare l’emergenza dettata dal Covid-19.

Il suo omologo di Iren, Massimiliano Bianco, è stato chiaro: «La solidità economico finanziaria raggiunta e l’eccellenza gestionale» consentono di affrontare l’attuale emergenza del Coronavirus «con la fiducia di poter raggiungere gli obiettivi indicati nel piano industriale approvato a settembre». L'assunto è che l'attuale situazione di restrizioni non perduri oltre il primo semestre. In questo caso sono confermati target di redditività e dividend policy con un impatto sull'Ebitda di 15-20 a fronte di un target 2020 di 910-910 milioni ex Covid.

Per quanto riguarda i conti 2019 del gruppo presieduto da Renato Boero, vedono ricavi a 4,27 miliardi (+5,8%), un margine operativo lordo di 917 milioni (-5,1%, ma escludendo gli effetti straordinari che hanno caratterizzato il 2018 pari a circa 100 milioni, la crescita sarebbe stata del 5,9%) e un utile netto in calo del 2,3% a 237 milioni. Al netto delle una tantum, l'utile netto risulterebbe in crescita di 39 milioni, precisa una nota. In virtù di questi numeri il board ha proposto un dividendo per azione pari a 9,25 centesimi, in crescita del 10,1 per cento.

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