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Coronavirus - Caos da Fase 2 per i trasporti locali

Con la fase 2, al via da lunedì 4 maggio, il trasporto pubblico locale (tpl) rischia una Caporetto. Il pericolo, avvertono le aziende di trasporto, è che il sistema della mobilità urbana (bus, tram, metropolitane, treni regionali), soccomba di fronte al principio cardine della lotta al Covid-19: il distanziamento sociale. Già il settore sta pagando un conto economico altissimo alla crisi sanitaria: Andrea Gibelli, presidente di Ferrovie Nord Milano e di Asstra, una delle due associazioni (l’altra è Agens) che rappresentano le aziende del tpl, prevede oltre 800 milioni di perdite a livello nazionale nel periodo che va dallo scorso 22 febbraio al prossimo 3 maggio. L’enorme buco finanziario è dovuto al crollo verticale della domanda di mobilità pubblica che si è registrato nelle città italiane dopo lo scoppio della pandemia (-80% in media, con punte a Milano e Verona superiori al 90%) e il conseguente crollo dei ricavi da biglietti e abbonamenti.

Il vincolo del distanziamento

Ora però all’emergenza finanziaria si sommano i timori per le nuove regole imposte anche al trasporto pubblico locale nella fase 2. Arrigo Giana, direttore generale di Atm Milano e presidente di Agens, è netto: «Il distanziamento di un metro limita la capacità di carico dei mezzi di trasporto a un 25-30 per cento. È un limite molto basso e difficilmente riuscirà a essere compatibile con una domanda di trasporto che, anche se regolamentata, sarà molto più alta. Quello che chiediamo al governo - continua Giana - è capire se può essere ridiscusso questo limite di un metro a fronte di un obbligo chiaro e perentorio di indossare la mascherina sui mezzi pubblici».

Nella fase 2 la domanda di mobilità - magari non il 4 maggio, neanche il 18, ma quasi sicuramente quando ripartiranno tutte le attività a settembre, scuola compresa - sarà di molto superiore alla capacità di trasporto del 25% imposta dal metro di distanza. Forse salirà fino al 50% della capacità di carico, se gli utenti ritroveranno un po’ di fiducia verso il mezzo pubblico o semplicemente per necessità. A quel punto il distanziamento di un metro non solo non garantirà la richiesta di trasporto, ma rischia di creare assembramenti nelle stazioni e nelle fermate di bus e tram, pericolosi per la salute. Prendiamo il caso di Milano. Prima della crisi sanitaria, sui mezzi pubblici milanesi viaggiavano circa 2,2 milioni di passeggeri al giorno: 1,4 milioni in metropolitana e circa 800mila sui mezzi di superficie. Con la fase 2, i mezzi pubblici milanesi avranno una capacità ridotta al 25%, ossia potranno trasportare circa 550mila utenti al giorno. I restanti 1,6 milioni che faranno? Il punto è che la mobilità urbana sarà determinante nella fase 2 perché supporta la vita delle persone, che spostandosi sia di poche centinaia di metri, sia di svariati chilometri, riescono a raggiungere i propri posti di lavoro. Se non riescono il mondo si blocca.

Ecco perché le aziende di trasporto chiedono se sia possibile valutare la possibilità di tutelare la salute dei passeggeri con la sola mascherina, togliendo il distanziamento. Questo renderebbe possibile una capienza fino al 50% del trasporto garantendo un’offerta più in linea con la richiesta futura.

La sfida del 4 maggio

Riepiloghiamo: capienza dei mezzi ridotta a un quarto, accessi alle metropolitane con ingressi scaglionati attraverso la chiusura dei tornelli, bollini colorati a terra per mantenere il metro di distanza alle fermate e sulle banchine. Così il trasporto pubblico si prepara all’avvio della fase 2, che proprio per i trasporti, e soprattutto nelle grandi città, sarà il vero banco di prova della riuscita delle misure decise dal governo. La ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, stima che con la fase 2 si metteranno in movimento circa 3 milioni di persone sull’intero territorio nazionale, molte delle quali utilizzeranno mezzi pubblici. Le linee guida del ministero dei Trasporti rese note nei giorni scorsi disegnano la cornice della ripartenza, che va dall’obbligo di mascherina (anche in stoffa) al contingentamento degli ingressi con flussi separati in entrata e uscita, ma saranno le aziende a dover tradurre a livello pratico queste norme, con non pochi dubbi e preoccupazioni, come abbiamo visto; soprattutto quando la ripartenza sarà a regime.

La nuova normalità del trasporto pubblico locale richiederà pazienza e spirito di adattamento. Qualcuno azzarda che, per queste ragioni, gli utenti potrebbero maturare una convinzione: quella di considerare il mezzo pubblico una soluzione da adottare solo in casi di vera necessità. Asstra e Agens ribadiscono: «Non potendosi applicare al settore rigide regole di distanziamento occorre incidere a monte, attraverso la diversificazione degli orari di avvio delle attività scolastiche, universitarie, lavorative, produttive».

Il nodo dei controlli

Premesso che la responsabilità individuale di tutti gli utenti dei servizi di trasporto pubblico rimane un punto essenziale per garantire il rispetto delle regole, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha già sollevato la questione con il premier Conte: «Abbiamo bisogno di regole certe su chi fa i controlli, sulla titolarità che le persone preposte ai controlli hanno di fare certe imposizioni o di negare l’accesso a qualcuno». Asstra tiene il punto: «Non è possibile, in quanto estranee ai compiti e alle responsabilità delle imprese, attribuire al personale viaggiante e di stazione la responsabilità di impedire il mancato rispetto delle distanze o delle capacità massime dei mezzi e delle infrastrutture. La funzione del personale di bordo e di stazione, in questi casi, potrà essere quella di attivare procedure di segnalazione di situazioni anomale. La gestione però di tali anomalie non può che essere demandata alle Forze dell’ordine».

Il dissesto finanziario

Il lockdown sta causando perdite rilevantissime alle aziende italiane del tpl, tutte di proprietà pubblica. Gibelli avverte: «Se a breve non sarà previsto un fondo straordinario con una dotazione finanziaria iniziale di almeno 600 milioni di euro per il ristoro delle perdite, molte aziende dovranno portare i libri in tribunale prima dell’estate, altro che ripartenza». La ministra De Micheli promette: «In un prossimo decreto arriveranno una serie di interventi per il settore trasporto passeggeri, che in questo momento sta attraversando una situazione piuttosto complessa».

Il bonus mobilità alternativa

Tra le misure allo studio - annuncia la ministra - per limitare l’utilizzo dei mezzi pubblici e promuovere la mobilità alternativa, anche elettrica, c’è «il riconoscimento di un buono mobilità alternativa, per i residenti nelle città metropolitane e aree urbane con più di 60mila abitanti, pari a 200 euro per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, nonché di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali segway, hoverboard e monopattini, ovvero per l’utilizzo dei servizi di mobilità condivisa a uso individuale».

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