Imprese

Pittori e ritrattisti di piazza Navona, ci deve pensare il ministero

di Manuela Veronelli

Con la sentenza del Tar Lazio n. 425 dell’11 gennaio 2017, alcuni pittori e ritrattisti hanno ottenuto l’esecuzione di una precedente pronuncia (n. 6762 del 2015), nella quale il giudice amministrativo aveva imposto all’amministrazione comunale di adottare un regolamento per l’uso delle “postazioni” site in una delle più famose piazze di Roma Capitale, appunto Piazza Navona. In conseguenza all’ulteriore inottemperanza da parte di dell’amministrazione Capitolina, nella sentenza in commento, quindi, il Tar ha imposto «misure organizzative idonee» a conferire piena esecuzione al suindicato giudicato, con la nomina di un commissario ad acta, nella figura del Direttore della Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Mibact.

Le attività del Commissario ad acta
Le “misure” adottate dal Tar Lazio per individuare numero e organizzazione delle postazioni dei ritrattisti e pittori di Piazza Navona troveranno attuazione attraverso una procedura strutturata in due fasi. Innanzitutto, in base al disposto del giudice amministrativo, il Commissario ad acta dovrà adottare uno schema di regolamento tenendo conto delle proposte formulate dagli uffici di Roma Capitale, dall’Avvocatura comunale e dagli stessi ricorrenti. Tale proposta dovrà poi essere sottoposta all’approvazione dei competenti organi dell’amministrazione comunale, i quali dovranno deliberare su di essa, improrogabilmente, entro 60 giorni, eventualmente proponendo modifiche entro il medesimo termine. In caso di mancata approvazione, il Commissario approverà autonomamente il regolamento, che sarà immediatamente posto in esecuzione dagli uffici burocratici dell’amministrazione capitolina.
Il regolamento così emanato rimarrà in vigore sino ad emanazione di una disciplina da parte di Roma Capitale.

Il contesto
Il caso dei ritrattisti e pittori di Piazza Navona, sprovvisti di legislazione da molti anni e quindi, spesso, confinati nell’abusivismo, rappresenta un evidente esempio di “inerzia” dell’Amministrazione Capitolina. In effetti, Roma Capitale, per risolvere la problematica delle “postazioni” site nella celebre piazza, aveva predisposto, negli anni, soltanto schemi di regolamento, mai approvati, o emanato misure a carattere temporaneo, come ad esempio le due determine dirigenziali (nn. 2006 e 3850) con le quali essa si era limitata a disporre “in via provvisoria” un numero limitato di postazioni, senza tuttavia, procedere ad alcuna regolamentazione generale e definitiva di un settore così particolare e redditizio grazie all’afflusso costante di turisti nella Capitale.
Il caso di Piazza Navona, tuttavia, non costituisce un caso isolato.
Con la sentenza del Tar Lazio n. 476 del 2017, infatti, anche la categoria dei commercianti di prodotti editoriali è insorta avverso l’inerzia dell’amministrazione capitolina, responsabile di non aver emanato un bando per l’assegnazione delle postazioni per la vendita su area pubblica non itinerante, ai sensi della delibera dell’Assemblea Capitolina n. 8 del 2011. In questo caso, il giudice amministrativo ha investito il commissario ad acta del compito di adottare direttamente il bando per la selezione dei soggetti legittimati ad occupare le aree messe a disposizione da Roma Capitale per il commercio su area pubblica, dinanzi ad una regolamentazione già esistente (la delibera n. 8 del 2011) ma di fatto inapplicata, che aveva dato origine a situazioni di abusivismo commerciale.

Conclusioni
La sentenza del Tar Lazio n. 425 del 2017 solleva alcuni dubbi e perplessità sugli effetti prodotti dalla regolamentazione a livello locale sulla vita dei cittadini e/o di alcune categorie artigianali e/o commerciali.
Preliminarmente, la pronuncia dimostra come, sempre più spesso, i tribunali amministrativi regionali tendano a sopperire all’inerzia della pubblica amministrazione attraverso una cognizione di merito, tipica del giudizio dell’ottemperanza. La nuova funzione del giudice amministrativo, infatti - così come di recente affermato in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della giustizia amministrativa 2017 - appare sempre più chiaramente quella di “(…) contribuire alla riduzione dell’incertezza e alla ri-costruzione della fiducia nella capacità dell’ordinamento di dare risposte effettive (…)”. E ciò, sia dinanzi a ipotesi di “iper-regolazione” da parte del legislatore, come evidenziato nella suindicata relazione del Consiglio di Stato, sia, come nella sentenza in commento, nelle fattispecie in cui si rinvengono “lacune” e inadempienze da parte delle amministrazioni pubbliche.
Pronunce come quelle appena esaminate rilevano, altresì, come sia parallelamente in atto un vero e proprio processo di “attrazione”, a livello nazionale, di competenze a legiferare su questioni la cui regolamentazione dovrebbe essere emanata esclusivamente a livello locale, in attuazione del principio di sussidiarietà. E’ evidente, infatti, che, nel caso delle postazioni dei pittori e ritrattisti di piazza Navona o nell’assegnazione degli spazi per la vendita dei libri in aree pubbliche di Roma Capitale, le tematiche e gli interessi avrebbero dovuto essere contemperati solo ed esclusivamente a livello locale, e non nazionale, in quanto afferenti prevalentemente la materia del commercio al dettaglio e del decoro della città: si pensi alla problematica dei venditori ambulanti o al sovraffollamento di piazza Navona sovraffollata di artisti di ogni genere e specie. Tuttavia, dinanzi all’inerzia dell’amministrazione, il giudice ha accentrato i poteri nel Mibact, al fine di garantire l’effettività dell’azione amministrativa a tutela di categorie lese nei loro diritti e interessi legittimi, di fatto, trasferendo la competenza a livello ministeriale.
Ciò che più rileva, tuttavia, è che l’amministrazione locale conservi - e consideri irrinunciabile - la titolarità a livello territoriale della funzione di controllo sulle postazioni e/o autorizzazioni in qualunque modo rilasciate su suolo pubblico per lo svolgimento delle suindicate attività (al fine di evitare situazioni di abusivismo commerciale e turistico) garantendo il rispetto delle regole emanate in vista di un interesse pubblico più ampio: quello di una città ben amministrata.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©