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Nuovi stadi di calcio, Bologna e Venezia avviano i progetti

Due scelte opposte, a 150 chilometri di distanza, ridisegneranno il futuro calcistico del Nord-Est.

Il nuovo stadio del Venezia, svelato ieri dopo vent’anni di attesa, sarà una struttura moderna, costruita ex novo sull’area pubblica del quadrante di Tessera (zona strategica, vicino all'aeroporto di Venezia, all’autostrada Venezia/Trieste e alla futura stazione ferroviaria) con un investimento di 185 milioni, tutte risorse private. Una struttura da 18mila posti ma ampliabile fino a 25mila, adatta alle competizioni europee, che conterrà un museo e gli uffici del Venezia FC. Nell’area anche un hotel e un retail park da oltre 36mila metri quadrati con negozi di medie dimensione e anche di vicinato. «Uno dei progetti più importanti nel mondo del calcio in Italia: servono stadi moderni che generino profitti, mentre finora, a eccezione di Juventus e Udinese, gli impianti sono in rovina» dice Joe Tacopina, l’avvocato americano presidente della squadra che disputerà il prossimo campionato di serie B.

Il nuovo stadio veneto è stato pensato come struttura vicina al terreno di gioco: agli spettatori sembrerà di essere in campo, ma la stessa squadra sentirà vicinissimo il tifo. Negozi, merchandising e l’organizzazione di medi e grandi eventi renderanno la struttura nelle intenzioni vivibile 360 giorni all’anno. Centrale il tema delle infrastrutture, con una nuova urbanizzazione in un’area che finora ne è priva. Ora parte l’iter, che si fonda anche sulla legge del 2013 che incentiva nuove costruzioni e riqualificazioni per impianti sportivi, semplificando il procedimento amministrativo. A febbraio 2020, ottenute tutte le autorizzazioni, il progetto esecutivo con l’obiettivo di posare il primo mattone a gennaio 2021 e inaugurare lo stadio ad agosto 2023.

Si pone lo stesso obiettivo di avvicinare tribune e campo di gioco e di rendere fruibili gli spazi tutto l’anno, con tanto di negozi e museo, anche il nuovo progetto per il restyling del Dall’Ara, presentato ieri da Bologna F.C.1909 al sindaco Virginio Merola. Sotto le Due Torri si è accantonata l’ipotesi di realizzare un nuovo stadio in periferia, per recuperare invece la storica struttura del 1925 tutelata dalla Sovrintendenza (proprietà del Comune), ubicata in un quartiere centrale di Bologna, che si paralizza a ogni partita. Il nuovo progetto ha però risolto diversi problemi relativi alla sicurezza, all’antisismica, alla copertura dello stadio (con un tetto metallico), ai parcheggi (con 1.500 posti auto nei match day nelle strade limitrofe) garantendo lavori a step per non interrompere mai il campionato e un risultato finale con oltre 27mila posti a sedere. Resta però irrisolto il nodo delle aree compensative da cedere ai privati – Saputo e Seci del gruppo Maccaferri – per rendere sostenibile economicamente la ristrutturazione: un intervento da 65-70 milioni. Sull’area verde dei Prati di Caprara – 47 ettari di comprensorio militare a ovest della città, individuata da Merola come la più idonea a ospitare una “cittadella della moda” – si sta spaccando la comunità bolognese. Eppure c’è già il gruppo tedesco Ece pronto a investire 200 milioni nel mall, che si tradurrebbero in almeno 20 milioni per co-finanziare il restyling del vecchio stadio.

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