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Professionisti e Pa, nell’identità digitale entra la qualifica

Rapporti più chiari e semplici tra professionisti e pubblica amministrazione: è quanto promette il nuovo formato di Spid, il sistema di identità digitale che consente di accedere con un’unica “password” ai servizi della Pa. In cantiere c’è, infatti, la creazione di credenziali che permettano al professionista che bussa alle porte delle amministrazioni di farsi riconoscere in quanto tale e non solo come privato cittadino.
Una novità che si sposa con la possibilità - anche questa da realizzare - di poter usare Spid per dialogare con le pubbliche amministrazioni degli altri Paesi Ue. Opportunità che riguarda pure altri strumenti digitali, come la firma elettronica e la posta elettronica certificata (Pec), e che è resa possibile dagli standard europei eIDAS a cui i singoli Stati devono adeguarsi (si veda anche l’articolo sotto).

Lo Spid per i professionisti

L’identità digitale ha più di due anni. Partita a marzo 2016, oggi conta oltre 2,7 milioni di utenti che con un pin unico possono accedere ai servizi online di oltre 4mila pubbliche amministrazioni, tra le quali l’Agenzia delle entrate, l’Inps, l’Inail, Unioncamere, l’Aci, i comuni, le regioni, le università. Uno sviluppo tutto sommato contenuto, sia sul versante degli utilizzatori dell’identità digitale, sia su quello delle amministrazioni che hanno messo i loro servizi a portata di Spid. L’andamento della crescita registrato finora lascia, però, pensare a un aumento continuo dello strumento: già nei primi sette mesi di quest’anno i possessori di identità digitale sono saliti del 26 per cento.
In questo quadro si inserisce il progetto di diversificare i tipi di Spid, creandone uno per i professionisti. L’obiettivo è di consentire al commercialista, piuttosto che all’avvocato o al tecnico di presentarsi (virtualmente) al cospetto della pubblica amministrazione qualificandosi in quanto professionista. E questo perché già ora esistono servizi online della Pa riservati ai professionisti: si pensi, per esempio, a quelli che il Fisco dedica agli esperti tributari e contabili o il Catasto a notai e tecnici o ancora i vari portali della giustizia per gli avvocati. L’identità digitale “qualificata” -nel senso che oltre a identificare il proprietario, lo qualifica anche dal punto di vista professionale - permetterebbe di accedere a quei servizi con un unico pin.
Al momento lo strumento è stato pensato nei confronti della pubblica amministrazione, ma in futuro lo Spid con qualifica potrà essere utilizzato anche verso i privati. L’identità digitale, infatti, è stata concepita già all’origine come un sistema in grado di permettere l’accesso anche ai servizi del mondo imprenditoriale, dalle banche alla telefonia. Questo fronte inizia a formarsi, anche perché l’ingresso nell’universo di Spid acquista appeal per i privati se si sviluppa il terzo livello dell’identità digitale (per ora ne funzionano due). Ovvero quello che, oltre al riconoscimento, permette all’utente non solo di interrogare i servizi online, ma anche di fare operazioni, dai pagamenti alla firma (in remoto) di atti. Anche in questo caso, lo Spid “qualificato” permetterebbe ai professionisti di presentarsi in quanto tali.

I tempi

Un’opportunità che potrebbe concretizzarsi a breve. Almeno, in attesa dell’arrivo dei privati, nei confronti della Pa. L’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) ha, infatti, sottoposto a consultazione pubblica dal 14 giugno al 14 luglio le linee guida dello Spid per i professionisti. Ora si tratta di raccogliere le idee e di predisporre un testo definitivo.
La procedura è stata rallentata sia dalle vacanze estive, sia dall’avvicendamento ai vertici dell’Agenzia.
A inizio luglio, infatti, all’ex direttore generale, Antonio Samaritani, non è stato rinnovato l’incarico e la ministra della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, ha deciso nei giorni scorsi di nominare alla guida di Agid Teresa Alvaro, scelta attraverso una procedura ad avviso pubblico. Con le vacanze ormai alle spalle e l’arrivo del nuovo responsabile, Agid può ora rimettersi al lavoro.

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