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Fondi Ue: 18 programmi a rischio disimpegno, siamo ultimi in Europa per spesa sostenuta

di Giancarlo Terenzi

L’Agenzia per la coesione territoriale ha pubblicato di recente (e ripubblicato successivamente senza aver fatto chiarezza nel documento di accompagnamento sul numero dei programmi a rischiori) i dati relativi all'attuazione finanziaria della programmazione comunitaria 2014-2020 al 31 luglio 2018.
Dai dati forniti emerge che la spesa sostenuta e certificata entro il 30 giugno di quest'anno è di 2,8 mld, pari al 53% delle risorse necessarie per evitare il disimpegno automatico al prossimo 31 dicembre (regola dell'n+3).
Sia nel riepilogo per Programmi operativi nazionali, sia per i Programmi operativi regionali si nota che il Fondo sociale europeo è sostanzialmente vicino come spesa certificata e rimborsi all'Unione europea al Fondo europeo di sviluppo regionale per i Por e lo supera per i Pon. Certamente non un buon segnale se si considera il peso che hanno i 2 fondi nei programmi: 37% Fse, compreso l'11% dell'Iniziativa occupazione giovani, e 63% Fesr.
Confrontando i dati dei rimborsi derivanti dalle certificazioni di spesa con i target nazionali di verifica al 31 luglio i 12 Pon e i 39 Por hanno superato di 203 mln l'obiettivo prefissato a tale data, anche qui con i Por che incidono solo per il 37% del totale a fronte di risorse complessive disponibili per il ciclo programmatorio pari al 67%.

Nella spesa monitorata il divario aumenta
Il divario aumenta se si considerano i dati relativi alla spesa monitorata che ipotizzano maggiori rimborsi comunitari per 612 milioni con i Por che scendono al 25% (-12%). A livello di singolo Programma operativo, 32 su 51 hanno superato il target infra annuale di verifica e di questi 6 programmi Fse e 2 Fesr, si tratta dei piccoli programmi Pmi (103 milioni) e Valle d'Aosta (64), hanno raggiunto e superato l'obiettivo del pieno utilizzo delle risorse in scadenza al 31 dicembre, mentre i rimanenti 43 programmi devono ancora richiedere, complessivamente, 2,7 miliardi di risorse comunitarie, corrispondenti a una spesa stimata da sostenere pari a 4,1 miliardi, rispetto a quelle in scadenza.
In realtà solo 26 programmi, 6 Pon e 20 Por, hanno raggiunto il target di spesa certificata, 7, di cui 2 Pon e 5 Por, solo quello di spesa monitorata, mentre 18 e non 19, 4 Pon e 14 Por, non hanno raggiunto nessuno dei 2 target, per i quali non sono fornite indicazioni di dettaglio per programma contrariamente a quanto avviene, ormai da tempo, a livello comunitario, dove l'Italia occupa sempre l'ultimo posto con una spesa pari al 10,53%.

I risultati per obiettivi tematici
Interessante è l'indicazione dei risultati per obiettivi tematici, dove in termini di percentuale di avanzamento si registrano ritardi su alcuni temi importanti per accelerare lo sviluppo del Paese, vedi banda larga, OT 2 (49,6%) «Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'impiego e la qualità delle medesime», per accrescere le opportunità di lavoro OT 8 (43,1%) «Promuovere un'occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori» e attenuare il disagio sociale OT 9 (42,6%) «Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povertà e ogni discriminazione», nonché per rafforzare la Pa e quindi anche l'utilizzo dei fondi europei OT 11 (46,1%) «Rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e un'amministrazione pubblica efficiente».

Lo stato di avanzamento
Infine, è presente per ogni Po lo stato di avanzamento, corrispondente ai progetti selezionati che non sempre coincidono con gli impegni giuridicamente vincolanti, pari a 31,5 miliardi (si veda la tabella 1) dove si rilevano gli scostamenti tra le risorse impegnate fonte Ue e quelle relative a progetti selezionati fonte Act.
Per i Pon, dove il Fse sembra andare peggio del Fesr, con l'Iniziativa occupazione giovani in notevole ritardo anche per gli obiettivi che si prefiggeva (48%), mentre in 2 dei 5 plurifondo (Fesr-Fse) supera il Fesr (Pon ricerca 100% e Pon Scuola 62,3%), l'avanzamento è al 58,9%. Da segnalare i non brillanti risultati dei due programmi plurifondo gestiti dall'Act (Pon Governance e Metro) che, invece, dovrebbero essere un riferimento costante per l'intera gestione e attuazione dei programmi comunitari.
Il Pon Governance, a fronte di un 83,5% per il fondo Fesr, presenta un 42,4% per il Fse gestito dal dipartimento della Funzione pubblica. Peggio va il Metro con il Fesr al 55,7% e il Fse al 42,1%, un programma che per gli interventi previsti, così necessari alle 14 città coinvolte, doveva essere molto più performante. Per i Por Fesr, al 66,2% anche se è stato incluso l'overbooking di 2 regioni (Emilia-Romagna 137,5% e Valle d'Aosta 10,8%), per cui sarebbe più corretto indicare il 65,4% (-0,8%), segnaliamo le regioni Marche e Umbria, i cui programmi sono stati incrementati di importanti risorse per le aree terremotate, ferme, rispettivamente al 27,2% e al 24,3% e la regione Liguria e la Provincia autonoma di Trento ferme sotto il 40%: rispettivamente 39,4% e 34,1%.
Per i Por Fse il dato è al 38,3% e ci limitiamo a sottolineare il preoccupante 8,4% della regione Calabria, incluso nel programma plurifondo Fesr-Fse, e i tre programmi sotto il 20%: Provincia autonoma di Bolzano 19,5%, Abruzzo 17,2 e Sicilia 17,1%.

Le spese certificate
Infine, dall'esame delle spese certificate di fonte Ue al 31 agosto 2018 (tabella 2) riportiamo solo i dati relativi ad alcuni programmi. Per fare alcuni esempi significativi, il Pon Governance è allo 0%, in compagnia con altri 4 programmi (Legalità, Abruzzo, Provincia autonoma di Bolzano e Sicilia tutti Fesr), il Metro all'1% insieme ad altri 4, i Por delle aree terremotate sono: Marche Fesr al 4,0% e Fse al 12%, Umbria Fesr all'1,0% e Fse al 5,0%, Lazio Fesr al 5,5 e Fse al 6,0%.
Nella parte alta dei Por Fesr troviamo, invece, l'Emilia-Romagna (17%), Toscana (16%) e Valle d'Aosta (13%), dei Fse la Provincia autonoma di Trento (23%), l'Emilia-Romagna (21%) e Lombardia e Toscana (15%). Per i Pon Fesr il Pmi (100%) e quello Cultura e sviluppo (11%) e per il Fse l'Iog solo al 30%. Infine, nella tabella 3 diamo conto degli impegni e delle spese certificate, fonte Ue, relativi ai Po Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp) e Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) e ai Programmi di sviluppo rurale (Psr) Feasr, nonché di quelli della Cooperazione territoriale europea (Cte), con risultati sostanzialmente non dissimili da quelli degli altri fondi europei.

Conclusioni
Con questi dati lo scenario che si presenta non è diverso da quello degli altri appuntamenti comunitari del passato che ci hanno sempre visto in affanno. Spetta alla nuova governance politica e tecnico-amministrativa portare fuori dalle secche in cui si cacciano ciclicamente alcune Regioni italiane da quando sono nati i fondi strutturali (1988).
Le armi disponibili, oltre ad una sempre auspicabile accelerazione della spesa non sempre possibile da realizzare in tempi così ristretti, sono sempre le solite, alcune datate (progetti a rimborso che hanno subito nel tempo una evoluzione lessicale) e altre più tecniche e più gradite come riprogrammazione e innalzamento del tasso di cofinanziamento comunitario, quando ancora possibile, più interventi specifici legati ai singoli progetti.

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