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Fondi europei 2018, superato da pochi programmi il target Fse e Fesr

di Giancarlo Terenzi

La riunione annuale di riesame tra Commissione Ue e autorità di gestione italiane dei programmi operativi 2014-2020 cofinanziati da Fesr e Fse, ha riservato attenzione massima al raggiungimento del target di spesa comunitario (N+3). Va ricordato che secondo i dati della Ce aggiornati al 31 luglio 2018, le spese da certificare erano allora quasi il doppio di quelle dell'Ue28.
Dai dati presentati dalle Dg Regio e Occupazione, la percentuale dei progetti selezionati è a livello Ue al 60% mentre l'Italia è al 58,1% (-1,9%) (si veda la cartina a pagina 3). Maggiore è il divario della spesa Ue rendicontata: media Ue 14,20% e Italia al 10,54 % (-3,66) (si veda la cartina a pagina 4).
Infine, i pagamenti Ue sul totale fondi Sie, a fronte di una media del 18,1%, l'Italia è al 12,4% (-77). I toni cromatici della scala dell'azzurro, utilizzati nelle 3 cartine per indicare i singoli stati membri, ci restituiscono sempre un'Italia sbiadita non lontana parente di quella che l'immaginario collettivo ha dei fondi europei. I dati di Bruxelles del 31 luglio, peraltro, non sono diversi da quelli quotidianamente pubblicati all'interno del sito della dg Regio e dal monitoraggio Igrue al 15 settembre scorso presentati a Matera.
Secondo il monitoraggio Igrue, per le Regioni più sviluppate il Fesr presenta impegni al 34,14% e pagamenti al 10,50%, il Fse 34,10% e 16,37%. In quelle in transizione il Fesr è al 24,81% e all'8,10%, il Fse al 23,14% e al 5,51%. Infine, per le meno sviluppate il Fers è al 21,52% e al 7,29%, il Fse al 24,98% e al 5,10%. È pur vero che la somma dei pagamenti rendicontabili all'Ue di ciascun Po può non corrispondere al valore più recente di certificazione ufficiale delle spese alla Ce, ma tale condizione è comune a tutti gli stati membri e quindi non giustifica la posizione assolutamente deficitaria dell'Italia.

Comparazione dei dati Ce con i primi cinque beneficiari dei fondi Sie
Se poi compariamo i dati dell'Italia relativi ai progetti selezionati (58,1%) e alle spese rendicontate (10,54%) con i primi cinque beneficiari dei fondi Sie, dove l'Italia occupa il secondo posto dopo la Polonia e prima di Spagna, Francia e Germania, troviamo la stessa Polonia al 63,5% e al 14,81%, la Spagna al 37,8% e all'8,49%, unica dopo di noi, la Francia al 60,4% e al 20,56% e la Germania al 62,4% e al 22,89% con gli ultimi due, nostri principali competitor, che hanno rendicontato una spesa più del doppio rispetto alla nostra.

Operazioni eccessive
Quello che impressiona è il numero di operazioni dell'Italia (427.758), pari a più della metà (52,2%) di quelle dell'intera Ue28 (818.002). Sempre tornando ai primi cinque, la Polonia conta 35.698 operazioni (4,4%), la Spagna 20.379 (2,5%), la Francia 27.577 (3,4%) e la Germania (18,3%). Poiché l'operazione secondo le regole comunitarie è un “progetto, un contratto, un'azione o un gruppo di progetti” selezionati dall'Adg sarebbe forse opportuno fare una disamina in casa nostra sul perché di questo eccessivo numero di operazioni previste e di come abbatterle drasticamente considerato che questa eccessiva frammentazione è certamente tra le concause dei ritardi nell'attuazione, avanzamento e rendicontazione dei programmi. Ecco un tema da affrontare in vista della programmazione 2021-2027 per semplificare e migliorare la performance del sistema Italia.

La situazione dell'N+3 in Italia
L'Italia, a fronte di una spesa prevista di 5,24 mld per i 51 Po approvati, di cui 3,12 per i Por e 2,12 per i Pon, per raggiungere il target dell'N+3, ha presentato alla Ce, al 26 settembre scorso, richieste per 2,83 mld (1,58 Por e 1,25 Pon).
Solo 9 sono i Po che hanno superato la soglia: 6 Fse (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Toscana, Veneto) 3 Fesr, di cui 2 Por (Emilia-Romagna, Valle d'Aosta) e un Pon (Pmi). Considerato che il Fse pesa il 37%, compreso l'11% di Iog, rispetto al Fesr, che i Por pesano il 67% rispetto ai Pon, che dei 9 Po che hanno superato il target 2 sono quelli relativi ai piccoli programmi Pmi (103 mln) e Valle d'Aosta (64 mln), che lo avevano già raggiunto il 31 luglio scorso, il percorso da fare a poco più di tre mesi dall'appuntamento appare lungo e difficoltoso.
Ne restano 2,59 mln (1,67 Por e 0,92 Pon) pari al 49,4%, perché esclusi i 9 che hanno già superato il target. Per i Pon dopo lo Iog, scuola e imprese sono quelli più lontani dal target mentre vicinissimi sono cultura e legalità, per i Por Fesr lontanissimo dal traguardo è la Sicilia e massima attenzione per la Campania, mentre per i Por Fse da monitorare la Puglia e in vista del traguardo P.a. di Trento e Liguria (vedi tabella risorse da rendicontare N+3).

Le azioni intraprese
Oltre all'azione di cooperazione rafforzata attraverso specifiche task force nelle regioni con più difficoltà, come la Sicilia, e all'attività della troika (Ce, Act, Dpcoe) presso le Adg dei Po, all'estensione del credito d'imposta non ai soli investimenti inerenti agli ambiti della S3, recentemente accordato dalla Ce, si agirà anche sul tasso di cofinanziamento nazionale modificandolo per i Po delle regioni in transizione dall'attuale 50% verso una percentuale inferiore, ma anche per i Por e Pon che ricadono nelle regioni meno sviluppate dagli attuali tassi che variano dal 50% al 75%, anche questa concessa dalla Ce purché la richiesta di modifica sia presentata entro il 15 ottobre prossimo. Senza considerare le modifiche decise, in corso o da avviare, le riprogrammazioni in atto, l'utilizzo dei progetti già realizzati con altri fondi e non ultima anche la possibilità di richiedere una proroga per alcuni programmi limitata nel tempo.

Riflessioni
La prima riguarda la copertura generalizzata del credito d'imposta nelle Regioni del centro-sud che se da un lato permette di massimizzare la spesa risulta penalizzante per la nascita di nuove imprese.
La seconda riguarda la certezza di assicurare che le risorse provenienti dalla diminuzione del tasso di cofinanziamento nazionale o dai progetti “sponda” siano riutilizzate, esclusivamente, nel territorio da cui provengono garantendolo attraverso un provvedimento giuridicamente vincolante e secondo regole europee. La terza concerne la proroga che, stante l'attuale quadro politico-istituzionale europeo, appare problematica e in contrasto con le richieste avanzate dall'Italia di revisione del budget finanziario per 2021-2027 tenuto anche conto della pessima performance fin qui ottenuta.
Infine una ultima riflessione sui progetti “sponda”. Almeno in questa tornata si accerti che per i progetti del settore infrastrutture e edilizia sia presente, per importi superiori a 500mila euro, una targa permanente che attesti il cofinanziamento europeo perché i contribuenti europei vogliono conoscere come vengono spesi i loro soldi. Si deve ricordare che le risorse che ogni stato membro versa al bilancio europeo lasciano da quel momento la casacca nazionale per indossare quella europea e quindi il cofinanziamento comunitario ai programmi europei ha solo la casacca: quella europea.
La brutta esperienza dell'aeroporto di Atene nel 2004 quando il governo greco fu multato pesantemente per la mancata esposizione di targhe permanenti docet!

Le tabelle delle risorse

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