Imprese

B.Corp e benefit corporation, dall’incontro annuale parte la richiesta di un piano globale

di Luciano Cimbolini

Dal 13 al 16 novembre,a Puerto Varas e Frutillar, si è tenuto l'incontro annuale mondiale delle imprese che, a vario livello, fanno parte della galassia B.Corp e benefit corporation. Le società benefit, introdotte in Italia, prima in Europa, con l'articolo 1, commi 376-382 della legge 208/2015 (legge di stabilità 2016), sono imprese con fini di lucro (quindi fuori dal perimetro del non profit), ma che, oltre al profitto, perseguono istituzionalmente anche scopi che sinteticamente possiamo definire di bene comune.

Il quadro della situazione
La benefit corporation è una forma “legale” di società di capitali. Quanto si parla di B.Corps, invece, si fa riferimento a imprese che si assoggettano volontariamente (a prescindere dal loro status giuridico di società benefit) a un percorso di certificazione basato su standard internazionali che ne dimostri l'impatto positivo sull'ambiente naturale e sociale.
Al convegno hanno partecipato centinaia di imprese provenienti da tutto il mondo, ma in special modo dall'America latina. I settori rappresentati erano molti: agricoltura, agro-alimentare, comunicazione, distribuzione, servizi ambientali, farmaceutica, abbigliamento e molti altri. Alcune aziende erano B.Corps certificate, con tanto di punteggio attribuito in base agli standard internazionali. Altre avevano già modificato il loro oggetto sociale nel senso di società benefit. Altre invece si stavano approcciando al mondo benefit.
In America latina, le B.Corps certificate sono 431 e hanno circa 5,3 miliardi di dollari di fatturato. In tutto il mondo ci sono 2.655 B.Corps che operano in 60 paesi e in 150 settori.
Siamo di fronte quindi a una quota importante di operatori di mercato, pienamente impegnati nel rendere il loro business, al tempo stesso, profittevole e sostenibile sotto il profilo ambientale e sociale. Proprio per questo motivo chiedono al mercato e alle istituzioni che lo regolano, di intervenire perché la crescita economica non sia solo estrattiva/distruttiva di valore, ma generatrice di valore, sostenibilità, equilibrio sociale e bene comune.

Le richieste
Proprio per questo, i lavori del convegno si sono chiusi con un documento da presentare ai leader del G20 riuniti a Buenos Aires, dove si chiede di:
• creare un gruppo di lavoro, come parte della struttura del G20, per proporre politiche economiche di impatto netto positivo;
• prevedere meccanismi e un quadro legale in tutti i paesi del G20 per creare benefit corporation;
• riunire i leader delle imprese globali, i fondi e le Ong, per lavorare a lungo termine con i governi del G20 sulla transizione economica.
In un mondo chiaramente in crisi, connotato da contraddizioni economiche che stanno portando in ogni angolo del pianeta profonde lacerazioni politiche e sociali, questo nuovo modo di fare impresa potrebbe essere una delle risposte alla crisi permanente che, a partire dal 2008, sta colpendo il sistema mondiale. La soluzione di problemi come la redistribuzione di redditi sempre più polarizzati, l'utilizzo sostenibile delle risorse naturali, lo sviluppo sociale dei territori, passa anche dall'inserire nel Dna degli operatori economici, oltre al profitto, anche finalità di bene comune che garantiscano, nel lungo periodo, sia la continuità aziendale di un'impresa profittevole, sia la sostenibilità ed il benessere dell'ambiente naturale e sociale in cui opera.

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