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Progetto Bes, Legautonomie propone di adottare l'indice del benessere equo e solidale nei Comuni

di Alessandro Vitiello

Reagire alla dittatura del Pil come unico riferimento per lo sviluppo e adottare nei Comuni indicatori alternativi come quelli che compongono il Bes creato dall'Istat, che misura il benessere equo e sostenibile in tutte le Regioni italiane. È la proposta formulata di recente dal Sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, durante un incontro organizzato da Legautonomie, della quale è anche presidente.
Senza arrivare all'utopia della «decrescita felice», già da tempo in molte parti del mondo, e in particolare in Europa, la politica ha iniziato a pensare politiche di sviluppo non basate esclusivamente sulla crescita economica indiscriminata, ma che tiene conto anche del benessere individuale e collettivo delle comunità. Anche perché «è ormai provata la correlazione - come sostiene Enrico Giovannini, ex presidente dell'Istat ora a capo dell'Alleanza per lo sviluppo - tra il grado percepito di benessere e il voto degli elettori».
Del resto, in Italia l'indice del benessere equo e sostenibile è già stato adottato da Città metropolitane e Province, e alcuni degli indicatori che lo compongono sono entrati nel processo di formazione della legge di bilancio.
Non è solo un insieme di indicatori statistici ciò che propongono da Legautonomie, ma un modo diverso per misurare il progresso del Paese, un modo diverso di pensare e di prendere decisioni.

L'ultimo rapporto Bes dell'Istat
È dello scorso dicembre il sesto e più recente rapporto sul benessere equo e sostenibile in Italia curato dall'Istat.
L'indice Bes - che ha misuratori analoghi in 19 Paesi sui 28 membri Ue - è composto da 130 indicatori raggruppati in 12 domini: qualità dei servizi per persone e famiglia, ambiente e sua tutela, soddisfazione per la propria vita, politica e istituzioni pubbliche, benessere economico, istruzione e formazione, capacità di ricerca e innovazione, relazioni sociali, salute e stili di vita, lavoro e sua qualità, paesaggio e patrimonio culturale, sicurezza personale rispetto alla criminalità.
Elencati qui in ordine casuale i 12 grandi insiemi, va detto che buona parte dei 130 indicatori che ne fanno parte - secondo un'indagine statistica condotta a livello europeo nell'ambito del programma Horizon 2020 - sono sovrapponibili a quelli che compongono gli analoghi indici degli altri partner europei e che trovano riscontro anche in iniziative internazionali dell'Ocse e di Eurostat.
Confermando un trend in miglioramento da qualche anno (il 40% dei parametri ha una variazione positiva) comunque, oltre alle differenze di genere e di quelle generazionali, cioé alla diversa importanza attribuita da uomini e donne o da giovani e anziani a temi come la sicurezza personale o le prospettive lavorative, il rapporto Bes 2018 ha messo in evidenza (come se ce ne fosse bisogno) il divario tra le aree geografiche del Paese. Oltre alla tradizionale tricotomia Nord-Centro-Sud, inoltre, l'indagine ha rilevato un benessere diffuso a macchia di leopardo.
Significativa, inoltre, la quota di intervistati che ha indicato nella ricerca e nell'innovazione le più formidabili opportunità per innescare la miccia dello sviluppo sostenibile, mentre la sensibiltà verso le questioni ambientali cresce in maniera direttamente proporzionale al grado di istruzione. Non stupisce, infine, che gli indicatori relativi al dominio «relazioni sociali» sia uno dei pochi in peggioramento, sintomo che la crisi economica degli ultimi anni, comuque, ha influito sulla qualità dei rapporti umani.

Il rapporto Bes

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