Imprese

Burocrazia azzerata per le startup innovative

Sperimentazioni libere per le startup innovative e riforma del sistema di identità digitale, Spid, con l’addio ai gestori privati. La doppia proposta, frutto delle idee convergenti del ministero dell'Innovazione e del Movimento Cinque Stelle, torna in discussione in vista del prossimo decreto legge sulle semplificazioni. Stralciate dal decreto milleproroghe di fine 2019 tra le polemiche – risaltò soprattutto la contrarietà del partito di Matteo Renzi Italia Viva sulla norma Spid – le due misure potrebbero ora costituire parte del pacchetto sulla digitalizzazione ventilato dal premier Giuseppe Conte.

Per le startup innovative il ministero guidato dall’esponente Cinque Stelle Paola Pisano pensa al “sandbox” regolamentare, una sorta di area di prova che consentirebbe alle aziende di presentare una domanda alla struttura della presidenza del consiglio per la trasformazione digitale in cui si illustra il progetto e si indicano le norme vigenti che ostacolano la sperimentazione di una nuova tecnologia o un nuovo servizio e alle quali si intende dunque temporaneamente derogare. Palazzo Chigi, entro 30 giorni, approverebbe o rigetterebbe l’istanza. La bozza indica una decina di campi: economia circolare, intelligenza artificiale, blockchain, cloud computing, comunicazioni elettroniche, internet of things, smart city, altre tecnologie abilitanti del piano Impresa 4.0. Al termine della sperimentazione, la startup presenterebbe una relazione con i risultati e la proposta di modifica delle disposizioni vigenti che disciplinano l’attività. Sarebbero fatte salve una serie di disposizioni generali, ad esempio quelle relative alla salute, all’ambiente o al codice antimafia, ma l’ampiezza dell’area di norme e regole derogabili è comunque destinata a far discutere.

Così come può tornare ad essere divisivo il tema Spid. Il “decreto rilancio” ha stanziato 50 milioni per un Fondo strategico per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione che ha, tra gli altri obiettivi, interventi a favore della diffusione dell'identità digitale. Non è invece passata un’ulteriore norma proposta del ministero dell'Innovazione per il bonus cittadinanza digitale, accanto alla cui bozza i tecnici del ministero dell’Economia annotavano come, in sede di definizione del Dl milleproroghe, si fosse convenuto che per l’identità digitale «sarebbe stato economico e razionale orientarsi verso lo strumento unico della carta d'identità elettronica, anche perché il Poligrafico aveva assicurato che sarebbe realizzabile a costo zero».

Nel governo le opinioni in materia non coincidono. Si discute del dualismo tra Spid e carta d'identità elettronica, che proprio il governo Renzi cercò di rilanciare dopo numerosi anni di insuccessi, e ci si interroga su una via per farli convivere senza sovrapposizioni. Proprio adesso, in vista del Dl semplificazioni, la partita si riapre. La proposta di partenza prevede che sia la struttura per l'innovazione della presidenza del Consiglio a sviluppare, rilasciare e gestire le identità digitali tramite la società pubblica PagoPa spa. Cadrebbe il sistema degli identity provider privati che attualmente, come riporta il sito spid.gov.it, sono otto: Aruba, Infocert, Intesa, Namirial, Poste, Register, Sielte, Tim, Lepida. Tutti prevedono la modalità di erogazione gratuita di Spid; Aruba, Infocert, Poste, Tim e Lepida offrono anche modalità di registrazione a pagamento. Sarebbe un successivo decreto attuativo a fissare le modalità di definizione dei rapporti con i gestori privati che hanno fin qui rilasciato le identità digitali, anche con eventuali indennizzi in ragione degli investimenti sostenuti.

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