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Nuovo presidente dell’Autorità portuale: «Ricucire il rapporto con la città»

L’obiettivo è ricucire il rapporto conflittuale che si è creato con la città: «Venezia esiste grazie al suo porto, unica vera alternativa alla monocultura turistica. Questa infrastruttura risponde a necessità che vanno oltre il singolo territorio, al servizio della parte più innovativa e vitale del sistema economico italiano».

Pino Musolino si è insediato da un giorno come nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Settentrionale: «Un ente che rappresenta una novità: è la strada per dare ai porti italiani, e a questo in particolare, la possibilità di agire sui mercati in modo più efficace, nel quadro del piano nazionale porti e logistica». Musolino non ha perso tempo: sono già state inviate le lettere a Capitaneria di porto e Regione per l’individuazione dei tre nominativi da inserire nel comitato di gestione; ora scattano 30 giorni di tempo, per arrivare in aprile a una governance definita e poi all’elezione di un segretario generale.

«Vogliamo portare il livello della polemica alla minima intensità: questo clima non favorisce gli investimenti e allontana chi vuole creare occupazione senza infilarsi in un nido di vespe - sottolinea Musolino -. Non serve la corsa al progetto più roboante o appariscente, ogni scelta va fatta con la certezza che l’investimento pubblico vada a beneficio delle generazioni future». Ogni riferimento al Mose è tutt’altro che casuale.

Sul tavolo il nuovo presidente trova le questioni irrisolte: dalle grandi navi al progetto offshore («la cui modularità consente anche una certa flessibilità», spiega Musolino), dall’escavo dei canali alla conca di navigazione. Un esempio, quest’ultima, «di un problema segnalato già nel 2012, diventato evidente nel 2014, e lasciato crescere fino all’attuale emergenza quando c’era tutto il tempo per affrontarlo». In futuro, l’obiettivo è riprendere il dialogo con tutti, dalle istituzioni ai comitati locali, a iniziare dai cittadini «che sono i nostri primi azionisti. Non va nascosto che andare al dialogo con il governo rappresentando gli interessi di un territorio unito facilita i risultati. Presentersi con 17 progetti concorrenti va a scapito del porto di Venezia e a vantaggio di altre realtà». E a proposito degli altri attori in gioco: «Chi vede una contrapposizione fra Venezia e Trieste non conosce la realtà dei fatti. Una guerra fra porti non è nell’interesse del Paese, e spostare un container da una parte all’altra non muove di una virgola il Pil. Se proprio volessimo guardare a un competitor, quello sarebbe Koper, che ha registrato una crescita invidiabile mentre noi ci incartavamo su polemiche e guerricciole».

L’operazione di ascolto e dialogo con la città inizierà da subito, con i primi colloqui: «Solo al termine di questa fase si potranno fare delle scelte, rapide e sostenibili. Dalle grandi navi alle altre questioni, faremo in fretta: ci sono molte idee fattibili e rapidamente cantierabili che salvaguardano la laguna. Un modo per chiudere al più presto la lunga fase di transizione che ha danneggiato tutti, ma soprattutto la città di Venezia: il decreto Clini Passera ha già cinque anni, non deve diventare maggiorenne».

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