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Attracco negato alle navi che non rispettano le nuove regole

Il Viminale incassa un risultato quasi inaspettato con le proposte varate ieri dalla Commissione europea. Bruxelles, in particolare, condivide l’idea di un codice di condotta per le Ong (organizzazioni non governative) proposto con tenacia dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Il testo è in fase di stesura in un confronto tra i tecnici del Viminale e della Guardia Costiera. Alcuni punti sono ormai fissati: divieto di ingresso nelle acque territoriali libiche, di spegnere il transponder (il sistema per la localizzazione a bordo) e di fare telefonate o segnalazioni luminose per consentire gli imbarchi sui gommoni dei migranti. Le unità Ong non dovranno entrare in conflitto con la Guardia costiera libica né impedire la presenza di ufficiali di polizia giudiziaria a bordo in caso di indagini sul traffico di esseri umani. Da ieri si sono aggiunti altri punti essenziali. Come l’obbligo di comunicare al proprio stato di bandiera l’attività di soccorso; di fornire alle autorità di pubblica sicurezza dello sbarco i documenti «maritime incident report» e «sanitary incident report»; di trasmettere tutte le informazioni di interesse info-investigativo alle autorità di polizia italiane.

Le novità
Se il codice di condotta non sarà rispettato l’Italia avrà diritto a negare l’attracco in porto. Tra le altre innovazioni introdotte, una considerata strategica: la richiesta di certificazione di nave di soccorso per le unità Ong in mare, come è stato già fatto in Italia con le due imbarcazioni di Save the Children e di Medici senza frontiere. Una proposta già presentata il mese scorso dalla Guardia Costiera (si veda Il Sole 24 Ore del 20 giugno) con una lettera ufficiale per la direzione generale Move (Mobility e Transport) della Commissione Ue, l’agenzia dell’Onu Imo (Organizzazione marittima internazionale) e gli stati di bandiera delle Ong come la Germania. In questo processo va letta anche la convocazione presso il Comando generale della Guardia Costiera per il prossimo 13 luglio proprio delle Ong, ma anche di una serie di altre autorità e istituzioni coinvolte nel soccorso migranti.

I numeri del Viminale
Proprio il giorno dopo la proposta di Bruxelles Minniti oggi riferisce alla Camera e poi al Senato in un’informativa urgente chiesta dai gruppi di opposizione, dopo i 14mila sbarchi dello scorso fine settimana (a ieri eravamo a 85.170 dall’inizio dell’anno, +19,3%). Poi, tra giovedì e venerdì, a Tallin il consiglio Gai (giustizia e affari interni) misurerà la forza delle posizioni degli Stati membri. Di fronte alle richieste della Commissione – più hotspot e più rimpatri – il ministro risponderà con i numeri. I rimpatri sono già a quota 11mila, in aumento rispetto al 2016. Sui Cpr (centri per i rimpatri), ex Cie (centri per l’identificazione ed espulsione), in questi giorni il Viminale invierà alle Regioni una lista di sedi e in breve se non ci saranno obiezioni o controproposte l’Interno manderà avanti il suo schema. Arriva poi il raddoppio degli hotspot, i centri post-sbarco chiesti dall’Ue per identificare i migranti. Oggi attivi a Lampedusa, Pozzallo, Taranto e Trapani, con 1.600 posti in totale: Minniti ne annuncerà il raddoppio. Entro l’anno partono Messina e Palermo, più Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia: sono circa 2milaposti in più.
Ma l’Italia non molla neanche la prospettiva di una diversificazione degli sbarchi nonostante l’opposizione di Francia e Spagna. Ieri il prefetto Giovanni Pinto, capo della direzione centrale Immigrazione e Frontiere del dipartimento di Pubblica sicurezza, ha scritto a Fabrice Leggeri, direttore dell’Agenzia di guardia costiera e di frontiera europea Frontex. Dopo l’ondata straordinaria di sbarchi e a seguito del confronto internazionale in atto l’Italia chiede «una revisione del piano operativo Triton 2017 per ottenere un maggiore coinvolgimento degli Stati membri nelle operazioni di soccorso e una migliore condivisione dei confini».

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