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Plastica, ancora impurità nei rifiuti

Il riciclaggio della plastica funziona — a dispetto di quanto pensano ancora troppi cittadini — ma c’è ancora lavoro da fare. Lo dice il censimento condotto negli impianti di riciclo: sono altissime (vicino al 100% di purezza ) la qualità dei materiali da rigenerare consegnato dai consumatori nella raccolta differenziata della plastica e la qualità del cosiddetto “rifiuto umido” o “organico”. Ma c’è sempre qualche cittadino che sbaglia contenitore. E ciò produce un danno all’ambiente.
Il censimento condotto negli impianti di rigenerazione della plastica e negli impianti di produzione di compost agricolo, le due diverse destinazioni degli imballaggi di plastica non biodegradabile e di plastica compostabile, è stato realizzato in seguito all’accordo raggiunto nel giugno 2015 dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi), Assobioplastiche (l’assocazione delle materie plastiche biodegradabili), Corepla (il consorzio di ricupero della plastica) e Cic (Consorzio italiano compostatori).
I dati di mercato, rileva uno studio Plastic Consult, parlano di 47.800 tonnellate di plastica compostabile con una presenza in crescita per il mercato dei sacchetti per la spesa (+12% rispetto al 2015).

I censimenti
Ecco il primo censimento, quello che ha rilevato la presenza di plastica convenzionale negli impianti di compostaggio dei rifiuti organici. Il Cic ha verificato e quantificato la purezza del “rifiuto umido” raccolto nelle nostre città. La purezza media è superiore al 95%, mentre per il 5% si tratta di impurità costituite per il 60% da materie plastiche, pari al 3% del rifiuto raccolto. Nonostante che sia obbligatorio consegnare i rifiuti organici in sacchetti biodegradabili e compostabili, più del 43% dei sacchi usati dagli italiani per contenere il rifiuto umido sono risultati di plastica ordinaria. Il rimanente 57% è costituito da sacchetti compostabili.
Il secondo censimento, condotto dai tecnici del consorzio Corepla, ha misurato la presenza di plastica compostabile nei centri di selezione della plastica da rigenerare. Ebbene, nelle linee di rigenerazione della plastica è presente lo 0,85% di plastica compostabile, che non è riciclabile, pari a circa 7.500 tonnellate l’anno (il 16% delle plastiche biodegradabili). Si tratta in prevalenza di sacchetti per la spesa.
«È fondamentale informare i cittadini», ha ricordato Antonello Ciotti, presidente del consorzio Corepla. Per Alessandro Canovai, presidente del Cic, con questo censimento, il primo così completo al mondo, « potremo finalmente capire come affrontare il miglioramento delle raccolte differenziate del rifiuto organico». Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, ricorda che «bioeconomia significa anche comunicare e dialogare con i cittadini», mentre a parere di Giorgio Quagliuolo, presidente del Conai, «plastiche e bioplastiche compostabili sono due materiali importanti, due materiali da gestire».

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