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Casa Italia, la mappa del rischio del dipartimento «congelato»

Da braccio operativo della politica nazionale sulla prevenzione nei confronti dei rischi naturali a struttura amministrativa «in attesa di giudizio», cioè di capire cosa ha in mente di farne l’attuale Esecutivo. La parabola di Casa Italia dice molto sulla volubilità della politica nazionale nei confronti della prevenzione.
Voluto dall’ex premier Renzi dopo il sisma del 2016, il progetto Casa Italia doveva realizzare nel lungo termine la messa in sicurezza di edifici, territori e infrastrutture e costruire una cultura della prevenzione. «Per la prima volta – si annunciava trionfalmente a novembre 2016 – lo Stato pianifica misure di prevenzione strutturale a lungo termine per la difesa da grandi rischi naturali come il sismico e l’idrogeologico e per il rafforzamento delle infrastrutture del paese. Gli investimenti previsti ammontano a 75 miliardi in 15 anni». Quattro le aree di intervento: «allineamento» delle banche dati utili alla prevenzione; «sperimentazione di soluzioni innovative per la prevenzione, definizione dei fabbisogni finanziari e degli strumenti di finanziamento, adozione di una politica di informazione e di formazione».
Il progetto è stato confermato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ed elevato a dignità di dipartimento a Palazzo Chigi. Per essere infine congelato dal nuovo governo giallo-verde nel luglio 2018. Nello stesso periodo sono state cancellate anche le due strutture di missione dedicate alla prevenzione nel campo delle scuole e del dissesto idrogeologico (Italia Sicura). Quest’ultima, in particolare, nel rapporto di un anno fa, aveva perimetrato un fabbisogno imponente - 9.397 opere «necessarie» per 27 miliardi - e indicato il principale problema: la mancanza di progetti finanziabili (11% sul totale). Come è noto, le competenze di Italia Sicura sono ora in capo al ministero dell’Ambiente.

Il dipartimento
Diversamente dalle strutture di missione cancellate, il dipartimento Casa Italia ha avuto una sorte diversa e più ambigua: il Dl 86/2018 approvato a luglio ha cancellato la norma istitutiva del dipartimento. Norma che però non è mai stata attuata. Non solo: il governo ha deliberato la conferma del capodipartimento (Roberto Marino). Dal “combinato disposto” di queste vicende si ricava che il dipartimento Casa Italia, che conta 20 persone (incluso il capodipartimento e due vice), continua a esistere e a operare, sia pure girando al minimo, svolgendo - senza fretta - compiti e funzioni che nessuna autorità politica ha finora revocato.
Per esempio, tra qualche giorno, sarà rilasciata la nuova mappa del rischio dei comuni italiani (consultabile sul sito dell’Istat), che integra le ultime elaborazioni di Ispra sul dissesto idrogeologico.
Va avanti anche l’assegnazione dei fondi per le verifiche di vulnerabilità sismica sulle scuole: dopo i primi 45 milioni, già assegnati agli enti locali, arriveranno altri 7,5 milioni.
Va avanti anche il progetto dei 10 cantieri-pilota di miglioramento sismico di edifici abitativi pubblici in altrettanti comuni già individuati. Un progetto ideato da Renzo Piano per dimostrare che è possibile mettere in sicurezza vari tipi di edifici con cantieri “leggeri”, senza dover trasferire gli inquilini. Ma nessun cantiere è finora partito.
Ancora sulla carta anche la banca dati (repository) con l’indicazione del rischio degli edifici privati.

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