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La morte annunciata del Sistri fa spazio a un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti

di Rosa Clemente

L’annuncio dell’accantonamento definitivo del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti dato dal sottosegretario all'Ambiente, Vannia Gava, in quanto apparato complicato e distorto che ha fatto solo danni, conferma quanto già dichiarato dal ministro Sergio Costa in un'intervista di settembre, nella quale riconosceva che il Sistri non aveva mai funzionato e che il futuro non era quello di migliorarlo, ma di mandarlo in pensione.
Ciò mentre venivano pubblicate le nuove guide rapide con revisione del 19 settembre 2018.

Il sistema
Il sistema di tracciabilità elettronico dei rifiuti fu istituito dal Dm Ambiente 17 dicembre 2009 con gli scopi di garantire una maggiore azione di contrasto dei fenomeni di illegalità, conoscere in tempo reale i dati relativi alla filiera dei rifiuti per utilizzarli ai fini di specifici interventi repressivi, semplificare le procedure attraverso l'informatizzazione dei processi e l'eliminazione di taluni adempimenti (Registro di carico/scarico, Formulario, Mud), con conseguente riduzione dei costi per le imprese.
L’avvio operativo era stato fissato al 13 luglio 2010 (primo gruppo soggetti obbligati) e al 12 agosto 2010 (secondo gruppo degli obbligati e soggetti ad adesione volontaria), ma è stato a oggi rinviato circa 30 volte, con leggi e decreti di tutti i tipi, senza contare i relativi manuali, procedure, casi d'uso, guide rapide pubblicate sul portale, per un totale di circa 30 documenti, ciascuno di essi revisionati pressappoco 20 volte.

Sanzioni rinviate, norme non rispettate
Del resto lo slittamento dell’applicazione delle sanzioni deciso dalla Manovra 2018 aveva reso di fatto inutilizato il Sistri da parte delle imprese almeno fino al subentro del nuovo gestore. Proroga peraltro necessaria, in quanto nel febbraio del 2017 l'individuazione del nuovo gestore (RTI: Almaviva Spa – Telecom Italia Spa – Agriconsulting Spa) per un importo di 233.935.000 euro è stata impugnata al Tar Lazio, con udienza fissata al 24 gennaio 2018, quindi rinviata al 9 maggio 2018 e della quale non si conoscono ancora gli esiti.
Al contrario restano vigenti alla data odierna le sanzioni relative alla mancata iscrizione al Sistri e al mancato pagamento dei relativi contributi. Inoltre, sempre la legge di bilancio 2018, con l'introduzione dell'articolo 194 bis al Dlgs 152/2006, in particolare i commi 4 e 5, ha precisato che ai contributi Sistri si applicano i termini di prescrizione ordinaria previsti dall'articolo 2946 del codice civile, ossia 10 anni.
Per il recupero dei contributi dovuti e non corrisposti e delle richieste di rimborso o di conguaglio da parte degli utenti, il ministro dell'Ambiente stabilirà con proprio decreto di natura non regolamentare, una o più procedure.

I numeri dati dalla Corte dei conti
Secondo la Corte dei conti (delibera sezione centrale n. 4/2016/G) il Sistri ha coinvolto circa 78mila imprese (dato a dicembre 2015), ben più ridimensionato rispetto ai 398.160 iscritti prima del passaggio ai soli rifiuti pericolosi; ha consegnato 641.746 dispositivi, e i soldi pagati dalle imprese dal 2010 al 2016 ammontano a 187.251.865,54 euro, ai quali vanno aggiunti i contributi relativi al 2017 e 2018.
Ora sia il sottosegretario Gava, sia il ministro Costa hanno annunciato che entro la primavera 2019 entrerà in vigore il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti più efficace, più semplice e meno costoso. A questo proposito sono già state diffuse alle varie associazioni di categoria le bozze relative ai modelli del registro di carico e scarico rifiuti e il modello del formulario per il trasporto.
I modelli ricalcano quelli attualmente in uso, ma con maggiori informazioni da rendere, e con la novità che non saranno più cartacei, ma in formato digitale. Inoltre, in merito alla tracciabilità su strada dei rifiuti, la soluzione potrebbe essere quella di mettere in rete i GPS e rilevatori satellitari già montati sui veicoli per altre finalità.

La delibera della Corte dei conti

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