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Beni sequestrati e confiscati alle mafie, ai Comuni assegnato il maggior numero di immobili

di Alessandro Vitiello

Oltre 32mila immobili , di cui 17.431 gestiti e 14.973 destinati, localizzati per quasi due terzi tra Sicilia, Campania e Calabria. Ufficio centrale a Roma e sedi a Palermo, Reggio Calabria, Napoli e Milano. Numeri che non descrivono il patrimonio della più grande società immobiliare italiana, ma quelli dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Da ieri il nuovo portale «Confiscati Bene 2.0», messo on line dall’associazione Libera con la collaborazione di OnData e Fondazione Tim, raccoglie e fornisce open data aggiornati sui beni confiscati e sulla loro destinazione, contribuendo al «monitoraggio civico» che è dichiarato auspicio della stessa Agenzia istituita dal decreto legge 4 febbraio 2010 n. 4.
Il nuovo portale, che è un’evoluzione di quello realizzato nel 2014, oltre a censire gli immobili e le aziende confiscati alle mafie (con alcuni scostamenti rispetto ai dati dell’Anbsc, non rilevanti), dà indicazioni su bandi e avvisi pubblici per le assegnazioni e racconta le best practice istituzionali.
L’idea fondante è che l’energia potenziale imprigionata nel bene confiscato può essere liberata «solo quando quel bene viene restituito pienamente al territorio e alla collettività, e genera attorno a sè partecipazione, impegno civico e condivisione».

In gestione o destinati
I beni conficati alle organizzazioni mafiose sono classificati in due categorie: «in gestione» e «destinati». Precisarlo non è ridondante perché la differenza non è chiara a tutti. Alla prima appartengono immobili e aziende che non sono ancora stati assegnati ad altre pubbliche amministrazioni per diversi motivi, primo fra tutti un iter giudiziario non ancora concluso, e che quindi sono gestiti direttamente dall’Agenzia.
I beni destinati, invece, sono (intuitivamente) quelli già assegnati per finalità istituzionali o sociali, anche se non ancora realmente messi in uso.
A questo proposito proprio oggi il ministero dell’Interno Matteo Salvini, rispondendo al question time alla Camera - ha detto che grazie al decreto Sicurezza l’Agenzia «una struttura chiamata a gestire circa 30mila immobili e 4mila aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata, conterà su quattro nuove sedi e su una dotazione di personale fino a 300 unità».
Dalla lettura del monitoraggio salta subito all’occhio che a ieri dei 17.431 immobili gestiti dall’Agenzia ben 10.366 si trovano in Sicilia (5.812), Campania (2.525) e Calabria (2.029). Le aziende confermano lo stesso trend: 864 sono siciliane, 571 campane e 392 calabresi. Numeri diversi, ma percentuali più o meno confermate, nel caso degli immobili già destinati ad amministrazioni pubbliche centrali, locali e forze dell’ordine. Quello che risalta, invece, sono due dati:
1) in alcune Regioni c’è una sproporzione accentuata tra gli immobili in gestione e quelli destinati: in Abruzzo, per esempio, i primi sono 247 e i secondi 63, in Emilia Romagna 626 e 144, in Piemonte 770 e 170;
2) le Regioni con il numero più alto di immobili già destinati e con minore sproporzione rispetto a quelli ancora in gestione all’Anbsc, che quindi semberebbero essere le più rapide a concludere l’iter di assegnazione, sono proprio Sicilia, Calabria e Campania. Nelle prime due gli immobili destinati sono più numerosi di quelli destinati 6.096 e 2.626, mentre in Campania c’è una sostanziali parità. Ma gli scostamenti tra territori sono dovuti probabilmente a una somma di fattori dipendenti da percorsi differenti nella lotta alle mafie.

Le destinazioni
Confortante il fatto che ai Comuni sia stato assegnato il maggior numero degli immobili confiscati, che il nuovo portale Confiscati Bene 2.0 stima in circa 9mila. Moltissimi anche quelli dati a Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia.
Assegnazioni concrete e simboliche allo stesso tempo, perché questi «presidi» in alcune reltà stanno a indicare l’attenzione dell’amministrazione centrale verso i territori, ma in altre (quelle con i problemi di criminalità più gravi) sono utili addirittura a segnalare ai cittadini la presenza dello Stato, non scontata.

I dati sugli immobili

I dati sulle aziende

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