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Mal’Aria 2019 imputa ad automobili e Tpl l’inquinamento eccessivo in 55 grandi città

di Alessandro Vitiello

Limiti giornalieri per ozono o polveri sottili superati in 55 capoluoghi di Provincia, 38 milioni di autoveicoli corcolanti, 422mila morti premature da addebitare alla qualità dell’aria (record europeo), record di sanzioni Ue: non è confortante quanto emerge da Mal’Aria 2019, il dossier annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico in Italia.
Una situazione preoccupante, sottolineata anche dal deferimento del nostro Paese alla Corte di giustizia europea e che ci costerà multe salate.

I dati sulle città
Nel 2018 sono stati 26 i Comuni (circa un capoluogo su quattro) che hanno superato per più di 35 giorni il limite quotidiano del Pm10, fissato per legge a 50 μg/mc, come media giornaliera. A guidare questa grigia classifica ci sono Torino (quartiere Rebaudengo) con 87 giorni, Frosinone (scalo) con 83 e Lodi (via Vignati) con 78, seguite a ruota da Milano (74), Venezia (63), Padova (60).
Per quanto riguarda l’ozono, invece, sono stati 53 i capoluoghi di Provincia che hanno superato il limite di 25 giorni con una media mobile sulle otto ore superiore a 120 microgrammi per metro cubo. Genova e Brescia le città peggiori con 103 giorni, seguite da Monza (89), Lecco (88), Bergamo (85), Piacenza (80), Varese (78), Alessandria (77) e Venezia (76).
In 24 città, inoltre, il limite è stato superato sia per le polveri sottili, sia per l’ozono, il che significa aria inquinata per un intero quadimestre. In questa terza classifica riepilogativa primeggia Brescia con 150 giorni fuorilegge, seguono Lodi con 149 e Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte città, come si vede, dell’area padana. Fuori da quella, è Frosinone il primo Comune fuori dai limiti (per 116 giorni), poi Genova (103 giorni) e Avellino (89).

Troppe auto e poco trasporto pubblico locale
Impressionanti i numeri del parco automobilistico privato italiano, specialmente se raffrontato a quello dei Paesi europei a noi comparabili, che è tra le cause principali dell’inquinamento atmosferico insieme al riscaldamento a legna delle case, al traffico merci, all’agrozootecnia intensiva e all’industria.
In Italia ci sono 38 milioni di auto private (corrispondenti al 17% dell’intero parco circolante continentale), che corrispondono a una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti. Si pensi che a Parigi ci sono 36 auto per 100 abitanti, come a Londra e a Berlino, mentre a Barcellona si scende a 41, a Stoccolma e Vienna fno a 38. In più, il nostro «tasso di motorizzazione medio» è aumentato negli ultimi anni, passando da 62,4 a 63,3 auto ogni 100 abitanti.
Il 65,3% degli spostamenti, infatti, avviene in auto, il 17,1% a piedi, il 3,3% in bici, il 3% in moto e scooter, il 4,4% col trasporto pubblico, il 2,2% in pullman e treno, il 4,6% combinando diversi mezzi. Sarebbe necessario, qundi, incrementare la quota del trasporto pubblico locale. Il rapporto di Legambiente sottolinea, inoltre, le dimensioni economiche del Tpl in Italia: 12,1 miliardi di fatturato, 124.500 dipendenti, 5,3 miliardi di passeggeri trasportati su oltre 49mila mezzi. Numeri piccoli rispetto a quelli di Germania (28,1 miliardi di fatturato), Francia (26,8) e Inghilterra (23,3). L’Italia, inoltre, sconta una scarsa ramificazione della rete ferroviaria suburbana e metropolitana.

I piani urbani per la mobilità sostenibile
Descritta la situazione nel dossier, per Legambiente cambiare si può.
Potrebbero essere i nuovi piani urbani della mobilità sostenibile lo strumento adatto per raggiungere in un orizzonte di medio-lungo periodo obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Le strategia europea indica sette punti sui quali concentrarsi: integrazione modale, sviluppo della mobilità collettiva, pedonale e ciclabile, crescita della sharing mobility, razionalizzazione della logistica urbana, rinnovo del parco veicolare con mezzi a basso impatto ambientale ed elevata efficienza energetica.
Udine, Parma, Prato e Reggio Calabria hanno già approvato il proprio piano facendo riferimento alle linee guida europee, mentre Milano è in dirittura d’arrivo. Roma, Napoli e Messina hanno adottato le linee guida, mentre Cagliari ha avviato le procedure per la redazione.

Il dossier Legambiente

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