Amministratori

Commissioni di accesso antimafia in due Comuni, la prima volta della Valle d'Aosta

di Paolo Canaparo

È una «prima volta assoluta» per la Valle d'Aosta il recente insediamento delle commissioni di accesso antimafia nei Comuni di Aosta e Saint Pierre, due terne di ispettori nominate dal presidente della Regione, che coordinate da due viceprefetti dovranno valutare la presenza di infiltrazioni della criminalità organizzata.
Entro 45 giorni la commissione presenterà la relazione ed entro i successivi tre mesi il Viminale deciderá. L'eventual e scioglimento porterà il commissariamento per 18 mesi, prorogabili a 24.

Le inchieste giudiziarie
La procedura «antimafia» entra nella Regione più piccola d'Italia su impulso della magistratura che ha indagato sulle attività illegali dei singoli clan nelle rispettive zone di influenza, le cui conclusioni hanno fatto emergere stretti rapporti di esponenti della malavita con amministratori e dipendenti dei due Comuni interessati oltreché un uso distorto della cosa pubblica e scarsa trasparenza delle procedure amministrative.
Indagini che peraltro hanno portato all'arresto di sedici persone, tra cui un consigliere regionale e assessore al Comune di Aosta, più un assessore di Saint-Pierre - entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa – e un consigliere di Aosta, a cui la Dda contesta di essere «partecipe» della «locale»`ndranghetista. I tre amministratori sono stati sospesi.

Le attività delle commissioni
Le commissioni d'accesso sono chiamate a indagare sull'operato dell'amministrazione locale, valutando la consistenza degli elementi sui quali fondare la proposta di scioglimento. Nell'ambito di questa verifica concreta svolta dalle singole commissioni di accesso, saranno analizzati in profondità i diversi settori nei quali sono state registrate corpose anomalie (gestione rifiuti, concessioni edilizie, lavori di manutenzione, refezione scolastica) e il modo in cui le decisioni dell'amministrazione sarebbero state piegate agli interessi dei sodalizi criminali.
Il loro lavoro potrà durare fino a sei mesi (tre più tre) e servirà ad accertare la sussistenza di elementi di condizionamenti tali da portare allo scioglimento dei Consigli. L'iter procedurale prevede che le conclusioni delle commissioni di accesso siano poi sottoposte al parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui prende parte a volte anche un rappresentante della direzione distrettuale Antimafia e poi trasmesse al Viminale per le valutazioni di competenza del ministro. Entro tre mesi dalla ricezione della relazione prefettizia che fa seguito all'accesso ispettivo seguiranno l'eventuale scioglimento dei due consigli comunali con Dpr, su proposta del ministero dell'Interno e previa deliberazione del Consiglio dei ministri.
Il decreto di scioglimento - trasmesso contestualmente alla sua emissione alle Camere - può durare fino due anni. Avverso il decreto possono ricorrere al Tar i componenti del consigli comunali sciolti, cui sono legittimati a resistere la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministro dell'Interno, il prefetto locale e i commissari straordinari dell'ente sciolto.

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