Amministratori

Viminale, in dissesto o pre-dissesto il 30% dei Comuni sciolti per mafia

di Paolo Canaparo

Sono state ben 52 nel 2018 le commissioni straordinarie che hanno amministrato altrettanti Comuni sciolti per fenomeni di infiltrazione e condizionamento della criminalità organizzata, in base all'articolo 143 del Tuel. Un fenomeno - questo della compromissione degli enti per «contiguità compiacenti o soggiacenti» con le consorterie mafiose - che ha interessato oltre 700mila abitanti non più amministrati da organi democraticamente eletti.
È quanto emerge dalla relazione del ministro dell'Interno per il 2018, trasmessa alle Camere e pubblicata sul proprio sito istituzionale.
Da questi due primi dati si comprende già come le associazioni criminali continuano a manifestare una consolidata propensione a sviluppare i propri interessi, in modo silente, senza ricorrere a forme «eclatanti», in contesti politico-amministrativi che risultano particolarmente permeabili. L'obiettivo è l'ingerenza nei processi decisionali pubblici funzionale all'infiltrazione nell'economia legale, oltre che al controllo del territorio. Le modalità operative dell'infiltrazione e/o del condizionamento si sono concentrate soprattutto nel settore degli appalti di opere pubbliche, su cui convergono maggiormente gli interessi economici della criminalità organizzata.

Localizzazione degli scioglimenti e il deficit finanziario
Quanto alla localizzazione dei fenomeni di infiltrazione e condizionamento, la relazione evidenzia che i 23 nuovi scioglimenti degli organi consiliari per infiltrazioni di tipo mafioso disposti nel corso del 2018 si sono concentrati nelle Regioni del Sud: 3 in Campania, 11 in Calabria, 5 in Sicilia e 4 in Puglia (20 le proroghe).
Due sole gestioni commissariali, quelle dei comuni di Lavagna (GE), avviata nel 2017, e di Brescello (RE), avviata nel 2016, hanno interessato enti locali del nord Italia. Si conferma, inoltre, che gli enti sciolti oltre a presentare situazioni di diffuso disordine amministrativo, che li rendono più facilmente esposti a ingerenze esterne e asserviti alle pressioni delle organizzazioni criminali, versano anche in precarie condizioni finanziarie, che accrescono i rischi di vulnerabilità rispetto ai tentativi di infiltrazione mafiosa.
L'analisi dei provvedimenti di scioglimento adottati nel 2018, infatti, evidenzia che il 30% dei Comuni sciolti per infiltrazione/condizionamento di tipo mafioso versa in condizioni di deficit finanziario e, quindi, ha dichiarato il dissesto o si è avvalso della procedura di riequilibrio pluriennale. Il dato appare particolarmente significativo se si considera che, a livello nazionale, su 7.926 Comuni, quelli che nel 2018 risultano in dissesto o riequilibrio finanziario pluriennale rappresentano lo 0,92%. Gli effetti negativi che lo stato di dissesto comporta si ripercuotono inevitabilmente sulla popolazione. Infatti, oltre alle evidenti ricadute in termini di limitati margini di spesa, con prevedibili riflessi sulla qualità e quantità dei servizi offerti alla cittadinanza, la dichiarazione di dissesto finanziario comporta ex lege l'elevazione nella misura massima consentita delle aliquote e delle tariffe di base delle imposte e tasse locali (esclusa la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), con ulteriore aggravio per i contribuenti.

Le attività delle commissioni straordinarie
L'impegno delle commissioni straordinarie per il ripristino della legalità è consistito, innanzitutto, in una serie di iniziative intraprese sul fronte delle regole, per riorganizzare gli uffici e, più in generale, il funzionamento dell'apparato burocratico.
Le diffuse illegalità amministrative riscontrate, infatti, certamente ascrivibili alle condotte di funzionari e dirigenti locali, hanno messo in luce - come evidenziato anche dalla giurisprudenza (Consiglio di Stato, sezione III, 21 settembre 2017 n° 5248 e sezione III, 8 giugno 2016 n° 2454) – l'omissione, da parte degli amministratori locali, della doverosa funzione di indirizzo e di controllo che a loro compete e che ove non esercitata lascia aperte ai sodalizi mafiosi nuove possibilità di operare e trarre profitti.
In altri termini, vengono rilevate una diffusa trascuratezza nella difesa dell'interesse pubblico e la mancata attivazione di misure per il ripristino della legalità che - a parte le responsabilità del personale - chiamano in causa le responsabilità istituzionali degli organi politici quanto all'esercizio, come detto, delle funzioni di controllo politico-amministrativo. I commissari hanno assunto anche iniziative gestionali dirette al miglioramento delle condizioni finanziarie dei Comuni, dei servizi offerti, dei rapporti con la cittadinanza, interventi in materia di opere pubbliche, nel settore edilizio e per l'utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata.

L'attività regolamentare
Molti degli enti locali destinatari del decreto di scioglimento hanno evidenziato gravi carenze sul piano regolamentare: provvedimenti mai adottati ovvero non più rispondenti al mutato assetto normativo. Così l'adozione di regolamenti ha interessato il 91,6% delle commissioni straordinarie e spesso gli interventi di tipo regolamentare hanno riguardato proprio settori sensibili – quali quelli edilizio-urbanistico, lavori pubblici-appalti, socio-assistenziali – ove il disordine organizzativo e la mancanza di trasparenza nelle procedure hanno favorito la permeabilità all'ingerenza delle consorterie criminali.
La disciplina adottata nei vari ambiti non riveste solo carattere organizzatorio interno, ma rileva anche nei confronti della comunità amministrata e di tutti i soggetti che entrano in rapporto con l'ente. Esercitando la potestà regolamentare le commissioni straordinarie hanno infatti dotato gli enti dei necessari strumenti per assumere, in trasparenza, decisioni sui programmi, sulle modalità di raggiungimento degli obiettivi, sui controlli e sulle verifiche interne dell'andamento gestionale, sull'organizzazione dei servizi, sulla costituzione e funzionamento di eventuali organismi.

La relazione al Parlamento

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