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Terzo settore, riforma sotto esame sulla gestione dei fondi

I ricorsi di Lombardia e Veneto chiedono alla Consulta di pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di alcune disposizioni del Dlgs 117/2017 che, a loro avviso, “invadono” le competenze regionali. Le questioni sotto esame sono tre.

Organismo nazionale di controllo
Innanzitutto, la previsione nel Codice del terzo settore di un Organismo nazionale di controllo dei centri di servizio per il volontariato, i 65 enti che supportano le organizzazioni, per promuovere la presenza e il ruolo dei volontari (articoli 61 e 64 ). L’organismo nazionale, che si è insediato ad aprile, stabilisce il numero di Csv accreditabili, decide a livello centrale i finanziamenti dei Csv e ne definisce la ripartizione nel territorio. La gestione di queste risorse, nel quadro pre-riforma, avveniva a livello regionale tramite i comitati di gestione (Coge).
I fondi che finanziano i centri di servizio per il volontariato arrivano dalle 88 Fondazioni di origine bancaria, che sono obbligate a destinare una parte delle risorse prodotte ogni anno proprio ai fondi speciali per il volontariato (creati con la legge 266/1991). L’entità dei fondi è variabile: ci sono stati picchi di oltre 100 milioni nel 2004 e nel 2006, ma nel 2016, ad esempio, sono stati 23,7 milioni.
Secondo i ricorsi, la rappresentanza delle Regioni nell’organismo di controllo è «del tutto marginale e irrilevante», e non rispecchia il loro ruolo nel funzionamento del terzo settore. Nell’organismo nazionale c’è infatti un solo componente a rappresentare l’intera Conferenza Stato-Regioni (vale a dire un solo rappresentante per tutte le Regioni).

L’articolazione delle strutture territoriali
Un altro punto contestato del Codice è l’articolazione degli Organismi territoriali di controllo (gli uffici territoriali dell’Onc), che accorpa alcune Regioni, attribuendo ad esempio un solo Otc a Veneto e Friuli-Venezia Giulia. «In Veneto - spiega l’assessore regionale ai servizi sociali Manuela Lanzarin - ci sono quasi 4mila enti, fra organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, con un milione di volontari. A nostro avviso è contestabile sia la distribuzione degli organismi di controllo territoriali, sia l’eccessivo accentramento di funzioni nell’organismo nazionale». Un altro articolo del Codice nel mirino è il 72, che accentra nel ministero del Lavoro le decisioni su obiettivi e attività finanziabili con il Fondo per le attività di interesse generale del terzo settore: 17,3 milioni per il 2016, 47,3 milioni nel 2017 e 27,3 milioni nel 2018 (sarà questa la dotazione a regime).
«Un approccio troppo centralista - sottolinea Giovanni Daverio, responsabile della direzione generale politiche sociali della Regione Lombardia - rischia di compromettere equilibri consolidati nelle Regioni, dove il terzo settore collabora attivamente con le istituzioni territoriali nel progettare ed erogare servizi».

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