Amministratori

La nuova Milano che funziona e piace

Era già finita sul podio delle città italiane più vivibili nei bienni 2003-2004, con Gabriele Albertini sindaco, e nel 2015-2016, durante l’avvicendamento tra Giuliano Pisapia e Giuseppe Sala. Nel 2018 Milano e la sua provincia conquistano invece il primo posto.
Chiunque viva nel capoluogo lombardo conosce il salto di qualità che c’è stato soprattutto negli ultimi anni, grazie all’Expo 2015, un evento che ha unito in modo bipartisan più amministrazioni: vinto dal centrodestra guidato da Letizia Moratti, è proseguito con il centrosinistra di Giuliano Pisapia. L’attuale sindaco Sala, eletto nel 2016, ne era stato prima amministratore delegato e poi commissario unico, durante entrambe le giunte (poi si è candidato col sostegno del Pd e delle liste civiche).
Il salto di qualità è perdurato negli anni, visto che una linea di metropolitana in più (la metro 5) ha facilitato i collegamenti in città, una nuova linea dovrebbe essere pronta nel 2021 (la metro 4) e il centro è stato rimesso a nuovo. Senza contare l’allure nazionale e internazionale accresciuta: Milano è diventata, praticamente per la prima volta, una meta turistica riconoscibile, non più soltanto meta di viaggi di lavoro.
Il volto della città è inoltre cambiato con nuovi quartieri e un nuovo skyline, come Porta Nuova, con la torre Unicredit e piazza Gae Aulenti, e come Citylife, dove dei tre grattacieli firmati dagli architetti Arata Isozaki, Zaha Hadid e Daniel Libeskind ne sono già sorti due e il terzo è in costruzione.

Più ricchezza, meno affari

A sfatare parzialmente il mito della città del lavoro, c’è anche la classifica vista nel suo dettaglio: Milano è “soltanto” sesta nella categoria «Affari e lavoro» (la prima è Bolzano), dove vengono presi in considerazione il numero di imprese registrate, il tasso di occupazione, le start up innovative,il gap retributivo di genere e anche la quota di Pil sull’export. In particolare, in quest’ultimo indicatore, Milano compare 51a, contrariamente all’immaginario di città le cui aziende hanno più contatti con l’estero.
Rimane tuttavia prima in classifica per «Ricchezza e consumi». Non ci sono sorprese: in questa provincia ci sono il Pil e i depositi pro capite più alti d’Italia.
Salta all’occhio che i canoni di locazione sono i più elevati del Paese. Se il mercato immobiliare ha seguito il trend medio di tutta Italia, con una diminuzione notevole dei costi negli ultimi dieci anni, gli affitti non sono invece calati in modo proporzionale - forse perché Milano rimane una città dove la richiesta di locazione breve è alta per via delle attività professionali in continua evoluzione.
La qualità della vita raggiunta negli ultimi anni è visibile in modo particolare nella categoria «Ambiente e servizi», dove Milano è seconda solo a Trieste. Spicca nell’uso dei servizi digitali, dall’home banking a quello che viene definito «iCityrate», ovvero un insieme di caratteristiche che vanno dalla mobilità condivisa (bike e car sharing) all’accesso in rete alla Pubblica amministrazione e alla diffusione del wi-fi. Quest’ultima ha avuto un’accelerata negli ultimi anni, già dall’amministrazione Pisapia.

La fabbrica degli eventi

Discreto il posizionamento di Milano nel settore «Cultura». Ma più che per l’offerta (dove compare al 20° posto), per la spesa pro capite (dove si posiziona terza). Inoltre non spicca per offerte di librerie (al 43° posto) e di cinema (34° posto).
Nota dolente nel settore turistico: Milano e il suo territorio è solo 96a per il numero di notti di permanenza, segno che chi arriva a Milano cerca un evento specifico, ma meno la città nel suo insieme. Sembra essere un po’ questo anche il filo conduttore della politica cittadina: dopo l’Expo, l’amministrazione Sala cerca ora una nuova grande manifestazione sotto cui mettere la firma. Adesso potrebbe essere la volta delle Olimpiadi invernali 2026, per le quali Milano corre insieme a Cortina. Il dossier di candidatura verrà inviato a gennaio e prima dell’estate si saprà chi ha vinto. Il tandem Milano-Cortina sembrerebbe già molto forte, temendo solo la concorrenza di Stoccolma.
Nel settore «Demografia e società», dove il territorio è nel suo insieme 21°, spicca un’altra contraddizione. La città negli ultimi anni, in particolare nel 2016, si è distinta per la capacità di ospitare immigrati e far fronte all’emergenza, mentre altre città dichiaravano incapacità di accogliere. A Milano la percentuale di stranieri è tra le più alte d’Italia (rappresenta il 19% della popolazione residente), ed è anche ben organizzata la rete di volontari che fanno fronte ai momenti di difficoltà - come quando, due anni fa, arrivavano 200 persone al giorno alla Stazione Centrale. Tuttavia Milano è solo 61a nelle acquisizioni di cittadinanza (la prima provincia è Vicenza).

Il punto debole

Il punto davvero debole è la voce «Giustizia e sicurezza». Difficile dire se Milano sia una città meno sicura di altre o, al contrario, un luogo dove emergono più denunce perché il cittadino si rivolge di più alle forze dell’ordine. Fatto sta che nella classifica risulta 91esima. Per scippi, borseggi e rapine è quasi la città peggiore. Altissimo anche l’indice di litigiosità, al terzo posto per numero di contenziosi civili e al 31esimo posto per durata dei processi.
Anche per migliorare il livello di sicurezza, l’amministrazione comunale sta portando il piano periferie, visto che è qui che si concentrano i problemi. È il principale dei punti programmatici della giunta Sala: ci sono cinque macroaree cittadine che sono oggetto di riqualificazione, con rifacimento di scuole, nuove iniziative culturali, piani di mobilità e maggiore illuminazione. Progetto ambizioso, e soprattutto costoso: poche settimane fa il Comune ha presentato un piano di investimento da 1,6 miliardi per 40 quartieri. Ma si procede necessariamente per piccoli bandi, un po’ per volta.

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