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Qualità della vita 2018: Milano-Vibo, l'Italia dai due volti

Smog, traffico e scarsa sicurezza potrebbero far pensare che la vincitrice della Qualità della vita 2018 non si meriti il podio. Ma i dati, messi in graduatoria su base provinciale, dicono il contrario: Milano festeggia il suo primato, inedito nell’indagine annuale del Sole 24 Ore, piazzandosi ben sette volte su 42 nei primi tre posti per le performance conseguite negli indicatori del benessere. E conquista così lo scettro di provincia più vivibile d’Italia, dopo averlo sfiorato per quattro volte, fermandosi al secondo posto nel 2003 e 2004 e poi nel 2015 e nel 2016.

La vincitrice della 29ª edizione viene premiata, con i suoi punti di forza e le sue debolezze (si veda l’articolo a pagina 15), dai 42 indicatori selezionati per il 2018, suddivisi nelle sei aree tematiche che tradizionalmente vengono prese in considerazione dall’indagine. Il capoluogo lombardo trascina con sé le altre le province della regione, tutte in miglioramento, ad eccezione di Sondrio e Como.

Nella top ten si confermano anche le province dell’arco alpino: miscelando i parametri, da quelli legati alla «Ricchezza e consumi» a quelli di «Cultura e tempo libero», anche quest’anno Bolzano, Aosta, Belluno (la vincitrice 2017) e Trento restano nella parte alta della classifica delle città più vivibili. Più in generale è il Triveneto a popolare le prime trenta posizioni. Solo Venezia e Rovigo si piazzano poco dopo, rispettivamente al 34° e al 58° posto.

In coda alla graduatoria, invece, si ritrova Vibo Valentia. È la quarta volta che compare sul fondo, circondata da numerose province del Sud. Per incontrare una provincia della punta dello Stivale bisogna infatti scendere fino alla 73ª posizione dove c’è Ragusa. Solo dopo si trovano le altre siciliane, calabresi, lucane e campane. Quattro province pugliesi, poi, scivolano tra le ultime dieci (Brindisi, Barletta-Andria-Trani, Taranto e Foggia). In controtendenza - nella performance rispetto all’anno scorso - solo Lecce, che sale di 12 posizioni al 92° posto, e Bari che guadagna nove posizioni. Si piazzano nella parte bassa (-18 posizioni) anche Enna e Crotone.

Come ogni anno l’indagine scatta una fotografia delle città italiane, scegliendo di inquadrare la questione del benessere tramite 42 valori per ciascuna provincia, riferiti all’ultimo anno appena trascorso. Milano, ad esempio, svetta negli indicatori reddituali (prima per depositi in banca pro capite) e vince l’iCityrate del Forum Pa come migliore smart city. Vibo Valentia, invece, è ultima per durata media dei processi e registra anche una delle più basse spese dei Comuni per minori, disabili e anziani.

I dati consentono di rappresentare il benessere come fenomeno economico-sociale a più dimensioni. Questo spiega il fatto che ogni provincia, indipendentemente dal risultato finale, ottenga spesso piazzamenti molto diversi tra loro nelle aree tematiche considerate.

Un esempio racconta meglio di altri la ricchezza di sfaccettature: Rimini, Roma e Firenze (che in successione si trovano al 20, 21 e 22° posto) portano a casa un buon risultato legato alla «Cultura e tempo libero» grazie al numero di librerie, all'offerta culturale e alla spesa al botteghino per abitante; vengono penalizzate, però, in «Giustizia e sicurezza» per denunce di furti e litigiosità nei tribunali, dove si posizionano nella seconda parte della graduatoria.Resta stabile, confrontando i dati su base annua, la Capitale. Roma si piazza al 21° posto, in linea con l'anno precedente (24° posto) in cui il numero di province era pari a 110, rispetto alle attuali 107.

Il tenore di vita dei romani viene confermato dal dato dei prezzi delle case, in media il più elevato d'Italia, e dalla maggiore propensione agli investimenti fotografata dall'elevata percentuale di impieghi sui depositi. Pesano, purtroppo, sulla città il numero dei protesti (29,6 euro pro capite), l'indice di litigiosità nei tribunali (oltre 4mila cause civili iscritte ogni 100mila abitanti nel 2017) e le denunce per reati legati agli stupefacenti (nell'ultimo anno 106 ogni 100mila abitanti).

Alcune province minori del Nord guadagnano terreno, soprattutto grazie alle performance “ambientali” e legate ai servizi. Ad esempio Mantova (+22 posizioni rispetto al 2017) è prima nella graduatoria dell'Ecosistema urbano stilata da Legambiente, che racconta la qualità dell'aria ma anche la raccolta differenziata, il verde e il traffico cittadino. Lecco (+21), che celebra una crescita generale nei parametri di Ricchezza, registra un buon dinamismo del Terzo settore (per concentrazione elevata di Onlus) e si piazza al 10° posto per l'indice di sportività.

Spicca anche la risalita di Napoli che, rispetto al 2017 (quando però le province analizzate erano 110 e non 107), guadagna 13 posizioni: è nella top ten per il prezzo di vendita delle case (8° posto) e, sebbene sia la città metropolitana più giovane d'Italia - con 111 over 65 ogni 100 ragazzi da 0 a 14 anni - e la seconda per tasso di natalità , spicca in negativo per basso tasso di occupazione ed è prima per numero di rapine. Migliorano anche le altre province dei capoluoghi di regione: Venezia e Bologna salgono rispettivamente di nove e sette posizioni. Avanzano anche Torino, Catania e Bari. In controtendenza solo Genova e Firenze che perdono rispettivamente otto e dieci posizioni. Se il capoluogo ligure è penalizzato dal record negativo di reati legati agli stupefacenti, quello toscano soffre in ambito demografico, dove scende in 68a posizione. I cali più marcati sono quelli registrati da Verbano Cusio Ossola (-41) e Livorno (-20). Entrambe riflettono il “calo demografico”, raccontato dall'indice di vecchiaia e dal tasso di natalità . La prima perde terreno soprattutto sui servizi e sulla cultura, la seconda soffre a livello reddituale e nei consumi.

I movimenti in classifica sono dovuti anche al fatto che, rispetto alla 28° edizione, quest'anno sono stati cambiati ben 14 indicatori su 42 totali. Una scelta dettata dall'esigenza di tener conto dell'evoluzione sociale, economica e degli stili di vita degli italiani. Oppure dall'indisponibilità di aggiornamento di alcune banche dati.

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