Amministratori

Agid porta la carta d’identita elettronica a Bruxelles e spinge verso l’armonizzazione digitale

di Alessandro Vitiello

Ultimato l’iter per la notifica europea dello Spid, il nostro sistema pubblico di identità digitale, l’Agid ha avviato il percorso che porterà all’interoperabilità europea della carta d’identita elettronica. Vale a dire la possibilità per i cittadini italiani di usarla per accedere ai servizi digitali offerti dalle pubbliche amministrazioni degli Stati membri.
Obiettivo che realisticamente dovrebbe essere raggiunto entro la metà del 2020.

Le tappe
La tappa iniziale del percorso è prevista il 30 gennaio, con la prima riunione a Bruxelles tra l’Agid, che rappresenta l’Italia nei tavoli di lavoro sull’attuazione del regolamento eIDAS, la Commissione europea e gli altri Stati membri.
L’Agenzia, che sarà supportata dalla presenza di uomini del ministero dell’Interno e dell’Istituto poligrafico zecca dello Stato, entrambi coinvolti dell’attuazione della carta d’identità elettronica, presenterà il progetto Cie, dando avvio al «peer reviewing» (revisione paritaria, cioé una sorta di confronto/controllo di qualità preventivo), che precede la notifica ufficiale italiana.
Il confronto tecnico con gli altri Stati membri si concluderà tra 4 mesi circa, a maggio 2019. Quindi la Commissione pubblicherà lo schema nella Gazzetta Ufficiale europea, il che entro i dodici mesi successivi consentirà l’adeguamento dei sistemi di tutti gli Stati membri che permetteranno l’accesso ai propri servizi digitali gramite la nostra carta d’identità elettronica, oltre che con l’identità digitale Spid.
Già Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Spagna, Olanda e Regno Unito hanno notificato i propri sistemi di autenticazione ai servizi online, così procedendo nel «percorso attuativo» del regolamento eIDAS verso per la realizzazione della cittadinanza - davvero concreta almeno nel digitale - europea.

Il regolamento eIDAS
Il regolamento eIDAS è la «base normativa comune» per consentire interazioni elettroniche (servizi e transazioni commerciali, soprattutto) sicure fra cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni Ue. Prevede - in sostanza - che ciascuno Stato membro possa notificare i sistemi di identificazione elettronica forniti ai cittadini e alle aziende per consentire un reciproco riconoscimento. Una sorta, insomma, di armonizzazione digitale.
Il regolamento, in concreto:
- fissa le condizioni a cui gli Stati membri riconoscono i mezzi d’identificazione elettronica delle persone fisiche e giuridiche che rientrano in un regime notificato di identificazione elettronica di un altro Stato membro;
- stabilisce le norme relative ai servizi fiduciari, in particolare per le transazioni elettroniche;
- detta una cornice giuridica per le firme e sigilli, validazioni temporali, documenti, servizi di recapito certificato e servizi relativi ai certificati di autenticazione di siti web.

L’attuazione della Cie
Al 9 gennaio scorso - dati dell’Agenzia per l’Italia digitale - quasi tutti i Comuni (eccetto 450) stanno erogando la seconda versione di carta d’identità elettronica, molto sicura perché oltre ad avere un processo di erogazione centralizzato integra l’impronta digitale del cittadino e i certificati digitali del ministero dell’Interno. I residenti dei Comuni abilitati, quindi, in teoria possono richiedere e ottenere solo la Cie. Capita spesso, tuttavia, di ricevere ancora quella cartacea, l’unica ottenibile in tempi brevi. Quelli di cui solitamente disponiamo.
Nel contesto europeo - è sempre l’Agid a riconoscerlo - l’Italia è quasi l’unico Paese che rilascia ancora documenti di identità cartacei, che hanno il più alto livello di falsificazione.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©