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Emendamenti al reddito di cittadinanza, intesa sulle norme anti-furbetti

di Giorgio Pogliotti

A due settimane dall’avvio delle richieste per il reddito di cittadinanza, arriva una “schiarita” politica con l’intesa tra Lega e M5S su un pacchetto di emendamenti, mentre il governo cerca un difficile accordo con le Regioni.

Nel vertice di ieri con il premier Giuseppe Conte, sono state concordate alcune modifiche al testo del Dl su cui sta votando la commissione Lavoro del Senato, che la maggioranza intende portare in Aula lunedì. Sì ad una norma “antifurbetti della Lega, approvata in commissione: se la separazione o il divorzio è avvenuta dopo il 1° settembre 2018, il cambio di residenza va certificato da un verbale della polizia locale, per evitare modifiche fittizie del nucleo familiare. Sì anche all’esclusione per 5 anni dall’accesso al Rdc per una dichiarazione mendace(in aggiunta alle sanzioni previste dal Dl). Confermata la cumulabilità dell’incentivo per le imprese che assumono i percettori del Rdc con il bonus per le aziende del Sud che assumono under 35(la Lega voleva cancellare il cumulo). Non passa la richiesta della Lega di destinare il Rdc a chi ha lavorato per almeno due anni.

Su alcuni emendamenti respinti in commissione Bilancio la partita si giocherà in Aula o nel passaggio alla Camera. In particolare sulla revisione della scala di equivalenza per favorire le famiglie più numerose e con persone disabili, il sottosegretario all’Economia, Laura Castelli ha chiesto il ritiro degli emendamenti troppo onerosi, impegnandosi a «trovare le opportune risorse per l’Aula». La Lega ha proposto che il rinnovo del RdC avvenga per una sola volta e non sia senza limiti come prevede il Dl. Dei 1.600 emendamenti presentati, 900 arrivano dai Fratelli d’Italia.

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