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Reddito di cittadinanza, Comuni montani in difficoltà sui progetti di pubblica utilità

di Daniela Casciola

Partita la fase due per il reddito di cittadinanza, i Comuni vanno in difficoltà sui Puc. Soprattutto i piccoli. La denuncia arriva da Uncem, l'Unione nazionale di Comuni, comunità ed enti montani. Per questo carico burocratico e gestionale così gravoso servono risorse e personale che Comuni e Unioni o Comunità montane oggi non hanno, ricorda l'Unione che per questo ha chiesto con urgenza un confronto con il Ministro del Lavoro.

Per i beneficiari del sussidio è scattato infatti l'obbligo di svolgere i cosiddetti Puc, progetti di pubblica utilità. Lo prevede il decreto del ministero del Lavoro appena entrato in vigore - con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 gennaio 2020 - che impone ai beneficiari del sussidio di offrire, nell'ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l'inclusione sociale, la propria disponibilità per la partecipazione a progetti, utili alla collettività, da svolgere nel comune di residenza. La mancata adesione al patto da parte di uno dei componenti il nucleo familiare comporta la perdita del reddito di cittadinanza.

I Comuni sono tenuti a istituire un registro dei partecipanti ai Puc, in cui registrare le presenze giornaliere e prestazioni orarie dei beneficiari del reddito di cittadinanza. I Comuni singoli o associati e raccordandosi a livello di ambito territoriale, sono responsabili dell'approvazione, attuazione, coordinamento e monitoraggio dei progetti, anche con l'apporto di altri soggetti pubblici e del privato sociale.

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