Fisco e contabilità

Sulla Tari al via le correzioni in autotutela

I Comuni avviano la correzione in autotutela delle delibere fuori regola sulla tassa rifiuti, ma limitano i casi da considerare illegittimi. E chiedono un percorso «sostenibile» sui rimborsi e regole più chiare da seguire da oggi in poi.

La posizione dell’Anci
Mentre le istruzioni ministeriali si fanno attendere, i sindaci entrano in campo con una nota elaborata dall’Anci. La commissione per la finanza locale dell’associazione dei Comuni, prima di tutto, indica alle amministrazioni locali la via della correzione in autotutela di regolamenti e delibere che applicano la quota variabile in modo autonomo anche a garage e cantine, gonfiando il conto finale. È, per fare l’esempio più importante, il problema di Milano: problema che, va ricordato, riguarda le pertinenze dotate di una rendita catastale autonoma, mentre per quelle già unite all’abitazione anche dal punto di vista catastale la questione non si pone. Fuori dalla tempesta resta anche i Comuni (poco più di 200, concentrati soprattutto in Trentino Alto Adige) che applicano la tariffa puntuale (Tarip). Nell’ottica dei Comuni, invece, non sarebbe illegittimo il caso diverso, rappresentato da quei regolamenti che trattano i garage come «utenze non domestiche» (come accade per esempio ad Ancona). Sul punto, però, va ricordato il carattere piuttosto netto della risposta ministeriale al question time di Giuseppe L’Abbate (M5S) che ha acceso la questione: «La parte variabile - ha spiegato il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta - va considerata una sola volta, e di conseguenza un diverso modus operandi da parte dei Comuni non trova alcun supporto normativo».

La mancanza del supporto normativo
Il problema però è ingigantito dal fatto che tutta la Tari è di fatto priva di un «supporto normativo» definito. A regolare i meccanismi di base del tributo è il Dpr 158 del 1999, scritto a suo tempo per la Tarsu, mentre la disciplina più di dettaglio è contenuta nelle linee guida del dipartimento Finanze: che sono del 2013, e sono state elaborate per la Tares.
La Tari, insomma, viaggia su regole ereditate dalle tante tasse e tariffe che l’hanno preceduta sul terreno accidentato del fisco per l’igiene ambientale. Questo aspetto complica anche il lavoro ministeriale sulla nuova circolare, che si dovrà muovere con circospezione per non rendere illegittime ex post applicazioni seguite finora dai Comuni nel silenzio delle norme. In questo caso, l’accendersi di nuove battaglie di carta bollata fra enti locali e ministero sarebbe una conseguenza quasi scontata.

I rimborsi
Il tema più complicato, e più importante per i contribuenti colpiti direttamente dai calcoli illegittimi, resta però quello dei rimborsi. Sul punto, i sindaci si limitano a ricordare le regole: se c’è stato un errore il rimborso è dovuto, confermano, ma il suo finanziamento dovrà poggiare sulla rivisitazione al rialzo delle tariffe applicate agli altri contribuenti, per non rompere il legame obbligatorio fra il totale delle entrate prodotte dalla Tari e il costo del servizio. L’effetto collaterale sulle bollette altrui, ovviamente limitato alle città dove l’errore c’è stato, non dovrebbe essere enorme, ma più che matematico il problema è ovviamente politico.

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