Appalti

Caso Asmel all'esame della Corte di giustizia europea, anche Anac si allinea

di Francesco Pinto (*)

Ha destato clamore l'ordinanza del Consiglio di Stato che, su ricorso della centrale di committenza Asmel Consortile, ha rimesso gli atti alla Corte di giustizia europea perché si esprima sul buon diritto della centrale stessa a essere considerata tale anche nei sei mesi antecedenti al varo dell'attuale codice degli appalti.

I fatti. A gennaio 2013, Asmel, l'Associazione che raggruppa 2700 enti locali in tutt'Italia, promosse tra gli associati la nascita di una centrale nazionale in forma consortile, suscitando un vespaio nella Roma che conta. Insorsero non solo associazioni private, per i costi di committenza posti in capo agli aggiudicatari, ma anche apparati pubblici. In primis, Consip, gelosa del proprio ruolo di centrale monopolista (che impone ai Comuni acquisti svantaggiosi) e Anci nella vana difesa di un preteso diritto alla rappresentanza unica dei Comuni. Due i punti in contestazione: la legittimità di una centrale in forma privatistica (ma Consip non è una Spa?) e l'operatività su tutto il territorio nazionale.

Asmel non se ne curò e così fioccarono esposti ad Anac che, con delibera 32/2015, accolse le contestazioni - precisando che la Centrale, pur composta solo da enti pubblici era pur sempre costituita in forma privatistica - tranne quella sui costi in capo agli aggiudicatari dichiarati legittimi nel frattempo dal Consiglio di Stato. Esse avrebbero determinato il mancato rispetto del comma 3-bis dell'articolo 33 del Codice degli appalti allora vigente.

I Comuni insorsero e, nelle assemblee di base, impegnarono all'unanimità la società a portare Anac in Tribunale. La delibera n. 32 strideva, infatti, con il principio di autonomia dei Comuni e con 900 delibere comunali, approvate da oltre 10.000 amministratori locali, con il supporto di centinaia di segretari comunali, ritenute viziate da errata interpretazione di un comma di poche righe, il comma 3-bis.

Per i Comuni era l'Autorità ad aver male interpretato. In primis, aveva fischiato un fallo prima di inizio partita, perché il comma entrava in vigore il successivo 1° novembre, come poi confermato dal Consiglio di Stato. Ma, soprattutto, perché il comma vietava ad Anac il rilascio dell'autorizzazione alla gara ai Comuni che avessero agito «in violazione del presente comma». E, invece, prima e dopo il 1° novembre 2015, Anac aveva rilasciato l'autorizzazione denotando l'assenza di granitiche certezze.

Sei mesi dopo, con il varo del nuovo codice, veniva abrogato il vecchio e con esso il fatidico comma 3-bis. La delibera, perciò, non risultava più lesiva degli interessi della centrale ma "semplicemente" del principio di autonomia dei Comuni.

Il ricorso, dunque, non si interrompe e dopo alterne vicende approda in Consiglio di Stato, che accoglie la richiesta Asmel di trasmettere gli atti alla Corte europea ed esprime dubbi sulla legittimità di imporre ai Comuni il ricorso a modelli organizzativi solamente pubblicistici e di limitare l'ambito territoriale di operatività della centrale di committenza.

Accogliendo in pieno la nostra richiesta per l'affermazione del buon diritto all'autodeterminazione degli enti locali in coerenza con il diritto euro unitario. Va rimarcato, a onor del vero, che Anac ha manifestato gli stessi dubbi del Consiglio di Stato, arrivando, con successive pronunce, a smentire sé stessa, rispetto a quanto sostenuto con la delibera n. 32 e prendendo le distanze da quanto sostenuto da Anci. La nostra azione non si limita alle aule dei Tribunali, dove pure inanelliamo successi, non ultimo quello recente alla Corte costituzionale che ha accolto il nostro ricorso sancendo l'illegittimità dei limiti all'autonomia dei Comuni sotto i 5.000 abitanti (Anci aveva proposto di alzare l'asticella a 15.000 abitanti). Puntiamo a rappresentare gli associati, contrastando, con i fatti, decisioni calate dall'alto senza nemmeno conoscere le realtà territoriali.

Ne è un esempio Asmel Consortile che ormai raggruppa 1480 enti in tutt'Italia, prima e unica centrale di rilievo nazionale espressione dei Comuni. Con 3488 gare pubblicate, un transato di 2,3 miliardi di euro a un ritmo che ha raggiunto i 100 milioni mensili, a fronte dei 50 l'anno richiesti alle centrali per essere inserite nell'albo, mai decollato, dei soggetti aggregatori. E con l'utilizzo diffuso di piattaforme telematiche che garantiscono trasparenza, tracciabilità e rispetto della legalità.
Il muro di Berlino è caduto, l'era del consociativismo è conclusa.

(*) Segretario generale Asmel

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©