Appalti

Dalle utility locali piani green da 50 miliardi

Il programma del nuovo Governo a guida 5 Stelle-Pd appare fortemente incentrato sulla transizione in chiave ambientale del sistema industriale, sulla piena attuazione dell’economia circolare, sulle tematiche dell’innovazione e su una nuova stagione che faccia dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile il suo punto di forza.
Questo è senza dubbio un orientamento positivo, al quale bisogna dare concretezza con interventi normativi mirati. Sono da evitare invece azioni che creino inutile incertezza per quegli operatori che già investono, supportando la crescita sostenibile dell’economia. In particolare le utility locali associate a Utilitalia, se messe nelle condizioni, possono fornire un contributo importante: hanno infatti un potenziale di investimento di 50 miliardi nei prossimi cinque anni e la possibilità di creare 100mila nuovi posti di lavoro tra occupazione diretta e indotto.

Riorganizzazione del settore idrico
In primo luogo, è necessario ragionare su una riorganizzazione del settore idrico che parta dai nodi critici. Per recuperare il gap infrastrutturale sono necessari ingenti investimenti, il cui finanziamento e la cui concreta realizzazione sul piano tecnico possono essere assicurati solo da soggetti industriali qualificati, siano essi totalmente pubblici, misti o quotati, come nella situazione attualmente in essere. Gli investimenti, che si attestavano sui 0,5 miliardi annui, ammontano ora a 3 miliardi annui e potrebbero concretizzarsi in circa 30 miliardi nel prossimo lustro.
Il settore idrico potrebbe subire un brusco stop tuttavia, se si intervenisse senza tener conto dell’importante sviluppo del servizio registrato in alcune aree del Paese grazie alla presenza di operatori industriali qualificati. Viceversa, nel ritardo del Sud ha avuto un ruolo determinante la lentezza di molte amministrazioni locali nell’applicare una riforma ormai vecchia di un quarto di secolo (Legge Galli) e il mancato sviluppo di imprese industriali efficienti. Oggi una riforma del settore dovrebbe quindi dare la possibilità allo Stato di subentrare alle amministrazioni inadempienti, favorire la nascita di nuovi soggetti industriali e lasciare libertà di scelta a quei territori che hanno dato prova di sapersi organizzare.

L'economia circolare
In secondo luogo, sul fronte dei rifiuti, il programma del Governo pone l’accento sull’economia circolare. Ma la sua piena attuazione non può prescindere da una modifica legislativa immediata che sblocchi lo stallo esistente sulla norma del cosiddetto “End of waste”. Inoltre andrebbe elaborato al più presto un piano nazionale sui rifiuti, sia per gli urbani che per gli speciali, che analizzi il reale fabbisogno di trattamento e acceleri, anche attraverso l’introduzione di procedure semplificate, la costruzione delle infrastrutture necessarie ad accompagnare la transizione verso l’economia circolare. Ferma restando l’adozione di politiche che favoriscano la riduzione e il riuso, occorre che i rifiuti vengano avviati a impianti che li trattino per tornare a essere un materiale o, qualora non fosse possibile, ne sfruttino comunque il potenziale energetico. Anche in questo settore l’impegno delle nostre associate è stato sempre crescente e potrebbe tradursi in investimenti pari a 10 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.

Le utility locali
§Le utility locali sono infine pronte a realizzare investimenti pari a 10 miliardi in cinque anni anche sul fronte energetico. In questo settore servono norme atte a garantire lo sviluppo di tecnologie pulite per il riscaldamento delle nostre città come il teleriscaldamento, il rilancio dei titoli di efficienza energetica, l’incentivazione di combustibili alternativi - come i biocarburanti, il biometano e l’energia elettrica - creando altresì le condizioni per lo sviluppo della domanda e dei necessari interventi infrastrutturali.

Le utility locali sono pronte a mettere sul piatto 50 miliardi per un deal green e smart, ma come in ogni deal le parti che devono contribuire sono due. Auspichiamo che il Governo, attraverso un impegno diretto del premier Conte e un’azione coordinata dei ministri dell’Ambiente, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e del Mezzogiorno, possa fare la sua parte.

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